I gave you all

Sebastian Vettel entering on his car at the 2020 Formula One Sakhir Grand Prix.

Dare inizio ad un viaggio per raccontare la fine di un altro. La musica che incontra il Motorsport. Il saluto di Sebastian Vettel sulle note dei Mumford & Sons

“Close my eyes for a while”

Chiudiamo tutti gli occhi e facciamo un tuffo in un passato non così remoto ma che, come sensazioni, sembra lontano quasi più di quell’ultimo magico mondiale tinto di rosso. Siamo alla fine di una tanto discussa quanto dominata stagione 2014 e le frecce d’argento di casa Mercedes si avviano a giocarsi tra loro il titolo piloti, l’unico ancora rimasto oggetto di contesa, con l’ebbrezza (fortunatamente fin qui, unica nella storia) del doppio punteggio per la gara finale.

Nel paddock di Yas Marina però si parla anche di mercato piloti, nel particolare di Fernando Alonso e Sebastian Vettel, due protagonisti, a modo loro, della storia recente Ferrari e con i rispettivi destini intrecciati più che mai. Fernando, deciso a credere nel progetto McLaren Honda e Sebastian, che lascia il nido di casa Red Bull per approdare proprio al posto dell’asturiano.

© Ferrari Media Center

E’ il 2014 e, nonostante l’amarezza e l’iniziale astio per i trascorsi da rivale, tutto il popolo ferrarista inizia a riporre le proprie speranze nel ragazzo di Heppenheim.

“Shoulder to shoulder, now brother, we carry no arms”

La stagione 2015 della Ferrari deve essere quella del riscatto. Non tanto in un’ottica folle e super ottimistica di lotta per il titolo, visto il pesante divario rispetto alla prima avversaria e dominatrice Mercedes, ma del ritorno quantomeno alla vittoria, visto l’amarissimo trascorso dell’annata precedente. Dopo un avvio sufficientemente positivo a Melbourne, è il weekend di Sepang a far sbocciare in maniera limpida e cristallina l’affetto tra il quattro volte campione del mondo ed i Tifosi.

Se per la rossa di Kimi Räikkönen la gara è tutta in salita a causa di una foratura nelle primissime battute, Sebastian Vettel riesce a battagliare ad armi pari con i due alfieri Mercedes, Hamilton e Rosberg, e gestendo sapientemente gomme e strategia porta a casa un risultato eccellente: la sua prima vittoria in rosso. La Ferrari inizia a sperare, inizia a credere che questo possa essere il primo step verso la completa rinascita. Anche se, come non smetterà mai di ripetere il neo team principal Maurizio Arrivabene, il leit motiv della squadra deve essere “testa bassa e lavorare”.
Nel corso della stagione arrivano altre due acuti del tedesco. A Budapest, nel torrido caldo ungherese, la Ferrari di Sebastian vince resistendo agli assalti finali di Rosberg e Ricciardo, mentre a Singapore, pista praticamente da sempre amata dall’alfiere Ferrari, i rivali vengono letteralmente annichiliti dal ritmo della vettura numero 5.

Vettel chiude la stagione al terzo posto in classifica generale, seppur staccato di oltre 100 punti dal campione del mondo Lewis Hamilton, che mette in bacheca il suo terzo titolo mondiale.

Nonostante sia giusto sognare, serve un altro passo in avanti per poter sfidare ad armi pari i piloti Mercedes.

GP MALESIA F1/2015 – 29/03/2015 © FOTO STUDIO COLOMBO X FERRARI MEDIA (© COPYRIGHT FREE)

Ma la Rossa e Seb non sono più nemici, ora lottano insieme per la stessa causa.

Riportare il titolo a Maranello.

“If only I had an enemy bigger than my apathy I could have won”

Le speranze riposte nella vettura del 2016 subiscono una brutta batosta sin dalle primissime uscite stagionali. L’auto ha sicuramente del potenziale di crescita e sviluppo, ma appare spesso troppo fragile e, nonostante tutto, ancora inferiore alla diretta rivale. La lotta al titolo si trasforma ben presto in un altro round tra gli amici-nemici Hamilton e Rosberg, con Ferrari e Red Bull come occasionali comparse quando i colpi di scena la fan da padroni nelle gare.

Sebastian, tra innumerevoli sostituzioni del cambio e scorribande fatali (in particolar modo con Kvyat e Verstappen, piloti che si scambieranno i sedili prima del GP di Spagna in Red Bull), perde molte occasioni di piazzamento ed è costretto ad una stagione di continua rincorsa, assieme al compagno ed amico Kimi, per cercare di portare a casa quantomeno podi o vittorie. Queste ultime non arriveranno per nessuno dei due piloti, lasciando Ferrari con molti dubbi ed altrettante aspettative per l’annata seguente.

La stagione 2017 segna la prima vera chance di lotta al titolo per il binomio Vettel-Ferrari. La nuova SF70H infatti calza a pennello con lo stile di guida del pilota di Heppenheim ed i risultati puntualmente arrivano. Seb coglie la vittoria all’esordio in Australia (vittoria nella gara inaugurale che alla Ferrari mancava dal 2010) e si ripete sia in Bahrain che a Montecarlo, mettendo in mostra le qualità della vettura nelle piste tortuose e la rispolverata verve della power unit di Maranello.

Neanche il periodo di magra dei mesi primaverili sembra scalfire l’animo rosso, tanto che in Ungheria Sebastian ripete il successo ottenuto due anni prima, interrompendo un digiuno di vittorie di quattro GP consecutivi. Nella tappa magiara la Ferrari conclude in doppietta, con Räikkönen che fa da scudo ai tentativi di attacco del duo Mercedes nel mentre che Vettel è costretto a combattere contro un problema che ne pregiudica l’efficacia dello sterzo.

Il tedesco si ritrova in testa alla classifica iridata al momento della canonica pausa estiva, conducendo con 14 punti di margine sul rivale Hamilton.
Ciò che Vettel e la Ferrari non immaginano però è che il GP ungherese rappresenterà l’ultimo vero apice di un campionato destinato a tingersi di rimorso.

La mancata vittoria di Spa ed il “triste” podio di Monza (oscurato dalla doppietta Mercedes) sono solo il preambolo del vero spartiacque stagionale: il GP di Singapore.

Sebastian conquista una sontuosa pole position al sabato mentre Hamilton, nel frattempo tornato leader della classifica mondiale, è soltanto quinto. Kimi, con l’altra rossa, parte quarto.

Poco prima del via succede l’inaspettato ossia la comparsa della pioggia, evento mai verificatosi nei precedenti GP sul circuito di Marina Bay. Al via Vettel cerca di chiudere Verstappen, scattato dalla seconda casella, mentre defilato Räikkönen è protagonista di una partenza quasi perfetta. Purtroppo però il pilota della Red Bull si trova stretto nella morsa delle due rosse ed il contatto è inevitabile. Le tre vetture sono costrette al ritiro, vanificando le ottime possibilità di vittoria per la Ferrari e regalando, per così dire, una chance di allungo in classifica ad Hamilton, colta puntualmente dal cannibale britannico.

L’agonia prosegue nel GP d’addio al circuito di Sepang, dove Vettel parte dal fondo a causa di un guasto in qualifica (problema che si va a verificare anche sulla vettura del compagno di squadra a pochi minuti dal via della gara), e nel GP del Giappone, a Suzuka, gara che dura soltanto qualche giro prima di un ritiro causato da una candela difettosa.

La matematica certezza del titolo per Lewis arriva in Messico, con due gare di anticipo.

© Formula 1 / Twitter

Il 2018 è l’anno che inizia a minare il rapporto fra Sebastian e la Scuderia.
L’inizio, a dire il vero, è molto positivo, in ottica titolo, nonostante qualche passo falso. Seb è tanto bravo e fortunato in Australia e Bahrain, dove replica le vittorie della stagione passata, quanto maldestro e malcapitato nelle due successive uscite a Shangai e Baku. Nei successivi gran premi di Spagna e Montecarlo il tedesco limita i danni in classifica, andando addirittura vicino alla vittoria nel principato.

Bottino pieno che arriva puntuale a Montreal, in Canada, dopo una gara condotta sin dal sabato con la pole position. Nel successivo Gran Premio di Francia, sul reintegrato circuito di Paul Ricard, nel tentativo di attaccare il rivale Hamilton, il tedesco arriva lungo alla prima staccata e tampona Valtteri Bottas, costringendosi ad una lunga gara di rimonta terminata poi al quinto posto.

In Austria la Ferrari, complice un doppio ritiro Mercedes, trova importantissimi punti per la classifica, portando entrambe le vetture a podio, mentre a Silverstone, sulla pista “di casa” dei rivali, Vettel centra addirittura il bersaglio grosso, vincendo la gara con uno dei sorpassi più belli della sua esperienza in rosso.

Purtroppo però sarà l’ultimo squillo, salvo poche altre appariscenti conquiste, del Sebastian Vettel che tutti conosciamo. Dalla successiva gara in Germania infatti, qualcosa si rompe.

Dopo una brillante qualifica chiusa in pole position davanti ai suoi tifosi ed una buonissima gestione della gara, l’arrivo della pioggia scombussola i piani della Ferrari, che vede il proprio pilota di punta uscire alla curva Sachs per un bloccaggio e terminare di conseguenza la propria corsa. Nel frattempo Hamilton, partito dalle retrovie per un guasto in qualifica, rimonta posizioni su posizioni fino a chiudere trionfante sotto la bandiera a scacchi. Uno smacco, un trauma che per il resto della stagione sembrerà rappresentare il macigno sotto il quale le speranze ed i sogni mondiali si sgretoleranno, gara dopo gara, accompagnato anche dalla scomparsa del presidente Marchionne.

Infatti, escludendo la rivincita di Seb in terra belga, Lewis otterrà ben sette vittorie nelle ultime dieci gare, mentre per il ferrarista inizierà l’incubo dei testacoda che ancora oggi purtroppo sembra tormentarlo. Monza, Suzuka ed Austin si trasformano in fotografie emblematiche della vettura che più di tutte, nell’era “Vettel”, è stata vicina alla conquista di entrambi i titoli.
Hamilton chiude nuovamente i giochi in Messico, sopravanzando il rivale anche nella conta dei titoli mondiali mentre a Vettel e alla Ferrari resta la speranza che il nuovo anno, con un nuovo pilota al fianco di Sebastian, possa dare l’ultima vera occasione di redenzione verso il Paradiso.

© Formula 1 / Twitter

“And you rip it from my hands and you swear it’s all gone”

Giungiamo quindi alla conclusione di questa storia. Come ben sapete e potete ricordare, del biennio Vettel-Leclerc restano ormai pochi attimi da vivere, in questo ultimo weekend dell’anomalo 2020.
La stagione scorsa, dopo esser partito con i galloni di capobranco, Sebastian ha lentamente visto muoversi l’ago della bilancia in favore del giovane talento monegasco, continuando purtroppo a soffrire del famoso macigno tedesco, probabilmente anche appesantito dal suo sogno di ripercorrere, anche solo in parte, le gesta del suo idolo Michael Schumacher, e commettendo troppi errori per un quattro volte campione del mondo, vittima probabilmente anche di un rapporto mai veramente nato con il nuovo TP Mattia Binotto. C’è stato però lo spazio per un’ultima gioia, un ultimo lampo degno del campione di Heppenheim che tutti conosciamo, in mezzo a tante altalene di buone prestazioni e disastri anonimi, anche riconducibili ad una vettura, specie in questo 2020, veramente inadatta alle caratteristiche e preferenze di guida del tedesco. Al GP di Singapore del 2019, mentre gli occhi di Hamilton e Verstappen sono focalizzati su Leclerc, Sebastian sfodera una prestazione monstre nei giri subito successivi al pit, mettendo a segno un undercut magistrale, molto simile (anche se in quel caso si trattò di overcut) a quello che gli consentì di vincere due anni prima fra le stradine di Montecarlo. È questo (salvo prodigi nel prossimo GP di Abu Dhabi) l’ultimo sigillo in rosso di Sebastian Vettel, un ragazzo umile e tifoso Ferrari fino al midollo che, probabilmente, sa di aver deluso in primis anche se stesso ma che non ha mai smesso di dare il massimo, prodezze ed errori compresi, durante la sua permanenza a Maranello.
Concludo con una piccola considerazione su quelli che sono stati i sei anni di Vettel in Ferrari.
Credo (e nonostante sia stato smentito dai fatti e dalla storia) che l’uomo giusto per riportare il mondiale alla corte della Rossa, alla fine di quel 2014, fosse davvero lui. Ciò che purtroppo non ha funzionato durante la sua avventura, specie in quei due anni di massimo splendore, è stato il tempismo. Perché possiamo parlare di sfortuna ovviamente quando, nel 2017, di fianco al (secondo me) miglior Vettel di sempre (alla pari con il cannibale della seconda metà del 2013) non vi è stata una vettura sufficientemente all’altezza, né dal punto di vista dell’affidabilità né dal punto di vista dello sviluppo e prestazione. Allo stesso modo, l’anno successivo, sono stati purtroppo gli errori dello stesso Sebastian a tirarlo fuori dalla lotta per il titolo contro Hamilton. Ovviamente con i condizionali non si vincono i titoli mondiali, anzi è molto probabile che anche resistendo di più sarebbe stato comunque Hamilton a portare a casa entrambi i campionati, ma probabilmente sarebbe rimasto, nel cuore dei Tifosi, un ricordo del biondino tedesco migliore di quello che rimarrà ora. E credetemi quando vi dico che Seb, nel cuore di noi Ferraristi, un segno grande ed indelebile lo ha lasciato davvero.

GP BAHRAIN F1/2020 – VENERDÌ 27/11/2020 credit: @Scuderia Ferrari Press Office

“But I gave you all… I gave you all”

Matteo Balestri Cagnoni – SVKR

Immagine in evidenza: © Scuderia Ferrari Press Office

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