F1 a Lusail | Gara: vince Verstappen, Leclerc sul podio

Gestione della gara farfallesca della Federazione Internazionale

Da dove cominciare. Dai cinque ritiri, dalle tre safety-car entrate in pista o dalla mala gestione dell’evento da parte del direttore di gara, Rui Marques? Dalla vittoria di Max Verstappen (Red Bull-Honda), che come si è scritto ieri pare stia guidando un’altra macchina, rispetto a quella della seconda parte di stagione e soprattutto rispetto alla versione della RB20 vista fino alla gara sprint. Poi qualcosa è cambiato, e Verstappen non ha tradito. D’altronde è successo molto raramente.

È stata una gara, quella del Qatar, sul circuito internazionale di Lusail, che si potrebbe senza dubbio dividere in due: prima del giro 36 e dal giro 37 alla bandiera a scacchi. Nella prima fase tutti i piloti – ad eccezione di Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari) – avevano deciso di partire con le medie. Pronti-via e il tedesco causa un incidente (valutato “di gara” dal collegio dei commissari sportivi), fuori Esteban Ocon (Alpine-Renault) e Franco Colapinto (Williams-Mercedes), questa volta senza grossi danni, e prima safety-car in pista.

Ma più che la cronaca stretta è importante capire come sia arrivato il successo di Max: innanzitutto al via, beffando George Russell (Mercedes), e poi con una gara tutto ritmo in una lotta a suon di giri veloci con Lando Norris (McLaren-Mercedes), bravo anch’egli ad avere la meglio di Russell al via. L’olandese e il britannico non si sono mai sfiorati, ma semplicemente avvicinati, danzando vorticosamente tra le curve velocissime del circuito medio-orientale.

Fino a quando uno specchietto retrovisore non si stacca da una delle vetture (quella di Albon). Con la bandiera gialla esposta Lando si avvicina in maniera sospetta a Max, e quest’ultimo lo fa subito notare via radio. Alla fine per Norris una penalità stop and go di dieci secondi, la più pesante se si esclude la bandiera nera, per non aver rallentato in regime di doppia bandiera gialla. Se quel pezzo, distruttosi a seguito del passaggio di Valtteri Bottas (Sauber-Ferrari), fosse stato rimosso subito, non si starebbe parlando di ciò, ma tant’è.

Il numero quattro, scontata la penalità, ha iniziato ad inanellare giri veloci, ma più del decimo posto non era possibile fare. Con la situazione precedente la McLaren era a una manciata di punti dalla matematica incoronazione nel campionato costruttori, dopo la bandiera a scacchi i papaia conservano un margine di ventuno punti sui rossi della Ferrari. Tutto è ancora nelle loro mani ma mai dire gatto se non lo si ha nel sacco, specialmente se risponde al nome di Ferrari.

Il pilota della Scuderia, Charles Leclerc, ha condotto una gara da antologia terminando secondo, spuntandola su un Oscar Piastri (McLaren-Mercedes), terzo, in una versione alquanto abbacchiata. Tra il monegasco e l’australiano un batti e ribatti, uno scambio di posizioni continuo risoltosi in favore del classe 1997. Solo quarto George Russell (Mercedes), ma per come si era messa sono dodici punti non scontati. Montata la hard (pit stop lento) e rientrato nel traffico, il nativo di King’s Lynn ha faticato ad avere la meglio di un Fernando Alonso che non si era ancora fermato. Indice di come la media fosse una grande gomma e che la dura abbia reso al di sotto delle aspettative.

Grande quinto Pierre Gasly (Alpine-Renault), e dieci punti che consentono al team di Oliver Oakes di issarsi nuovamente al sesto posto nel mondiale costruttori. Il francese ha preceduto Carlos Sainz (Ferrari), che vittima di una foratura come Lewis Hamilton (Mercedes) – probabilmente causata dai detriti dello specchietto retrovisore – non ha potuto sfruttare il massimo potenziale della sua vettura. Seguono Alonso e Zhou Guanyu (Sauber-Ferrari): al penultimo tentativo ecco i primi punti per il cinese e la C44.

Poteva essere un doppio risultato a punti, ma Valtteri Bottas li ha solo sfiorati concludendo in undicesima posizione, davanti a Hamilton – che tra falsa partenza, superamento del limite di velocità all’ingresso della pit lane e foratura ne ha accumulate più oggi che in tutta la sua carriera – e alle due Racing Bulls-Honda, oggi in grande difficoltà: a nulla è servita la grande partenza di Yuki Tsunoda, ritrovatosi nono ma costretto a fare il gambero per una manifesta inferiorità del mezzo.

Tra Zhou e Norris si è infilato Kevin Magnussen (Haas-Ferrari), estemamente consistente e più che meritevole dei suoi due punti. Albon, quindicesimo sotto la bandiera a scacchi, è stato l’ultimo dei non ritirati. Fuori dai giochi, oltre ai già menzionati Colapinto e Ocon, anche Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes), Hulkenberg, e uno sfortunatissimo Sergio Perez (si trovava quinto quando ha perso incolpevolmente il controllo della sua macchina): c’è da dire che non gliene va una dritta.

Immagine in evidenza: © @redbullracing X profile

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di venti anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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