Sguardo al Passato | Peraltada: una curva mitica

L’Autodromo Hermanos Rodriguez, costruito nel 1962 in quello che era un parco pubblico, dopo i lavori di ristrutturazione sta vivendo la sua terza vita. I lavori di adeguamento dell’impianto hanno però sancito una triste realtà per la F1: le monoposto gireranno su un circuito che non percorrerà appieno la curva Peraltada. I piloti passeranno solamente sull’ultima parte della curva. Una grave mancanza.

La Peraltada era la curva simbolo del tracciato di Città del Messico. Questo tratto di pista era assimilabile alla Parabolica di Monza, ma a differenza dell’ultima curva del circuito brianzolo la Peraltada aveva un banking accentuato. Trovare la giusta peraltada mexicotraiettoria per affrontare la curva era difficile, e chi ci riusciva aveva tra le mani un bel vantaggio nel giro di qualifica. Percorrerla in pieno non era da tutti, perché per farlo era necessario avere una vettura ben bilanciata, oltre che una bella dose di coraggio. Il margine di errore era pressoché inesistente; sbagliare di poco la traiettoria significava finire fuori dalla linea, sullo sporco. E chi finiva sullo sporco spesso perdeva il controllo della vettura, andando fuoripista, con la ghiaia e le barriere vicine al manto stradale (in origine c’era solo il guardrail, ndr). Perché la Peraltada era una curva che non conosceva la parola perdono. Lì, nel 1962 Ricardo Rodriguez perse la vita in un terribile incidente. Proprio a lui e al fratello Pedro fu poi dedicato l’impianto. L’incidente di Ricardo Rodriguez portò in seguito a diminuire il banking della curva, che rimase comunque molto probante.

Tante squadre basavano l’assetto delle loro macchine principalmente su questa curva, dato che il banking provocava un consumo asimmetrico degli pneumatici e un accentuato blistering. Le sollecitazioni della Peraltada mettevano alla frusta le gomme: spesso bisognava cambiarle in corsa le gomme, anche per ragioni di sicurezza. E chi non lo faceva poteva andare incontro a grossi problemi. Ne sa qualcosa Senna, che dovette ritirarsi nel Gp del Messico 1990 per l’esplosione di uno pneumatico dovuta alle massacranti sollecitazioni della Peraltada.

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Il passaggio nello stadio

Dopo il Gp del Messico 1992, ultima gara della F1 all’Hermanos Rodriguez, fu costruito uno stadio di baseball nei pressi della Peraltada. Per motivi scenici, oltre che per ragioni di sicurezza, la Champ Car prima e l’A1 GP poi hanno deciso di percorrere solo l’ultima parte di questa curva negli eventi organizzati all’Hermanos Rodriguez. La F1 seguirà l’esempio di queste categorie, e invece di prendere il rettilineo che porta alla Peraltada le monoposto faranno una piccola serie di curve lente che portano dentro e fuori dallo stadio di baseball. All’uscita prenderanno l’ultima parte della Peraltada per poi arrivare sul rettifilo dei box. “Non avevamo sufficiente spazio all’esterno per poter garantire una via di fuga consona agli standard di sicurezza,” dirà Tilke per giustificare la scelta di non far passare le Formula 1 sulla Peraltada.

Sicurezza e spettacolo per gli spettatori sugli spalti ci hanno portato via una curva meravigliosa, che ha fatto la storia del motorsport. Gli organizzatori non hanno però dimenticato che la Peraltada è un grande pezzo di storia dell’Hermanos Rodriguez e hanno tributato un bell’omaggio alla curva, ribattezzandola ‘Nigel Mansell’ in memoria del celebre sorpasso all’esterno della Peraltada del pilota inglese su Berger nella gara del 1990.

IL SORPASSO DI MANSELL SU BERGER ALLA PERALTADA

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