Puntata numero cinquantatré

TOPSHOT - Red Bull Racing's Dutch driver Max Verstappen celebrates on the podium after winning the Las Vegas Formula One Grand Prix on November 18, 2023, in Las Vegas, Nevada. (Photo by Jim WATSON / AFP) (Photo by JIM WATSON/AFP via Getty Images)

Il Gran Premio di Las Vegas nelle parole del sottoscritto.

No, non è una telenovela, anche perché sarebbe troppo corta. La vittoria cinquanta più tre di Max Verstappen tra le strade glitterate di Las Vegas, davanti a Justin Bieber, a Rihanna e a Martin Garrix, ma anche davanti a chi mangiava una busta di patatine davanti al televisore, e no, se ve lo state chiedendo non era il sottoscritto, anche perché qui da noi erano le sette del mattino, coincide con la première della Formula Uno a Las Vegas. Un Gran Premio contornato, fino a farne indigestione, da concerti, presentazioni e cerimonie di tutti i tipi. In questo articolo, con sommo dispiacere (ironia, ndr), non parleremo di questo, ma della corsa e del weekend in generale.

È stata, insomma, una gara intensa, questo c’è da dirlo. Se è un fatto affermare che la maggior parte dei sorpassi sono avvenuti in pieno rettilineo, e con l’ausilio del DRS, è altrettanto fattuale dire che le battaglie sono state comunque godibili con mosse non banali.

Con il terzo trionfo su tre nei circuiti statunitensi quest’anno (Miami, Austin e Las Vegas), Verstappen ha eguagliato il numero di successi ottenuti in carriera del quattro volte iridato Sebastian Vettel. Un ruolino di marcia impressionante per l’olandese e la Red Bull, che diventa la prima squadra nella storia della Formula Uno ad aver timbrato il cartellino prima di tutti sotto la bandiera a scacchi per venti volte: superata la Mercedes W07 del 2016, che era arrivata a diciannove. Una vittoria tutt’altro che banale per Max, che (se escludiamo il Gran Premio di Singapore dove Red Bull non è mai stata in lotta per vincere) si è dovuto fronteggiare ad armi pari, o quasi, con un’altra vettura, la Ferrari, nello specifico con la numero sedici di Charles Leclerc. Ahinoi l’altra rossa, quella di Carlos Sainz, non ha avuto possibilità alcuna, essendo partito dalla dodicesima piazzola a seguito della penalità di dieci posizioni subita per aver sostituito il terzo Energy Store sui due consentiti dal regolamento. Tutto questo sarebbe stato evitato se, per prima cosa, la Federazione avesse controllato meglio i tombini presenti nel circuito prima di far scendere le macchine in pista, e per seconda se avesse consentito alla Ferrari di poter sostituire il componente, danneggiato insieme ad altri elementi della macchina per cause di forza maggiore, derogando la norma. Il sottoscritto ritiene che qualora Sainz fosse partito dalla seconda posizione ottenuta in qualifica, a bocce ferme le possibilità di un successo di Maranello sarebbero state più alte.

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L’esultanza di Max Verstappen (NLD, Red Bull) al termine di un Gran Premio tutt’altro che scontato da vincere.

Alla partenza Max scatta meglio di Charles, si prende l’interno e frena appaiato, se non leggermente dietro, al monegasco. Poi però allarga la traiettoria e spinge il pilota della Scuderia fuori dal tracciato, tattica utilizzata soprattutto con Hamilton nella famigerata lotta iridata del 2021. La posizione non viene restituita e l’olandese è così primo. Più indietro Alonso esagera in staccata, va in testacoda e scatena una serie di tamponamenti e contatti, che vedono penalizzati lo stesso Fernando, Hamilton, Pérez e Valtteri Bottas. Più dietro, dopo una brutta partenza, Sainz sbaglia la frenata e colpisce lo stesso Hamilton, facendo allargare di traiettoria numerosi piloti. La corsa, pronti via, è ora sotto regime di Virtual Safety Car.

La situazione riassunta dopo la partenza vede quindi Verstappen in testa, seguito da un furente Leclerc (che invoca via radio un provvedimento per la scorrettezza di cui è stato vittima) e da George Russell. In quarta posizione Pierre Gasly, poi le Williams di Albon e Sargeant. Magnussen, Ocon, Stroll e Hülkenberg chiudono una rivoluzionata top ten. Fuori dai dieci, nell’ordine, Tsunoda, Piastri, Norris, Hamilton, Ricciardo, Zhou e Sainz. Gli ultimi tre piloti sono Pérez, Alonso e Bottas, tutti fermatisi per riparare i danni e cambiare le gomme.

Al terzo giro di gara, ormai terminato il regime la VSC, Lando Norris perde la vettura dopo aver colpito un bump (un piccolo dosso), che rende di conseguenza instabile la sua McLaren, prima d’impattare contro le barriere di protezione al termine della via di fuga di curva dodici (il pilota, che è stato anche portato in ospedale per dei controlli, non ha fortunatamente subito conseguenze fisiche, ndr). La Safety Car fa così il suo ingresso in pista per la prima volta. Al suo rientro nei box, con la conseguente riparenza della corsa (giro otto), Verstappen viene penalizzato dai commissari di cinque secondi per aver forzato Charles Leclerc fuori pista nel corso della partenza. Il pilota con il sedici addosso ha un ritmo migliore di Max con le gomme medium, e nel giro sedici, neanche a farlo apposta, effettua un comodo sorpasso lungo il rettilineo della Strip, con Verstappen, in evidente difficoltà con le stesse medium, che viene chiamato ai box al termine della stessa tornata. L’olandese sconta i suoi cinque secondi di penalità e rientra in pista alle spalle di George Russell, fermatosi in precedenza. Un solo giro dopo, Hamilton e Piastri vanno al contatto nello stesso punto in cui Leclerc ha sorpassato il tre volte campione del mondo: entrambi forano uno dei loro pneumatici e si vedono costretti a ricostruire il loro Gran Premio.

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Charles Leclerc (MON, Ferrari), a tutta velocità lungo uno dei tanti rettifili del circuito nel corso del primo stint della gara.

Charles Leclerc, dopo aver allungato per qualche giro in più nei confronti dei suoi più diretti contendenti, si ferma ai box per montare gomma hard. Il pit stop non è velocissimo (3,9 secondi, ndr), comunque sufficiente per rientrare in pista davanti a Russell e Verstappen, ma dietro Pérez che in ogni caso dovrà fermarsi una seconda volta.

La battaglia tra Verstappen e Russell raggiunge il suo spannung al venticinquesimo giro: Max sorprende George che lascia scoperto l’interno ma il britannico, non accorgendosi della presenza dell’olandese alla sua sinistra, gira come se quest’ultimo non ci fosse: i due si prendono e riportano qualche danno, ma soprattutto inondano curva dodici di detriti: la Safety Car, per la seconda volta, non tarda a entrare in pista. Verstappen e Russell (nonché, tra gli altri, Pérez) ne approfittano per fermarsi ai box, mentre Leclerc, fermatosi da pochi giri, non rischia la sosta, anche perché sarebbe finito dietro Pérez a parità di soste effettuate. Insomma, la Ferrari preferisce mantenere la cosiddetta track position.

Dopo i vari pit stop, la situazione nella prima parte della graduatoria è la seguente: Leclerc, Pérez, Gasly, Piastri, Verstappen, Ocon, Stroll, Albon, Russell e Sainz. George Russell viene penalizzato di cinque secondi per aver causato la collisione precedente nel duello con Max Verstappen.

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La Safety Car, che guida il gruppo per la prima volta di due in questo Gran Premio.

Nei giri che seguono la ripartenza sono chiare due cose: la Red Bull porta le gomme a temperatura più in fretta della Ferrari (una costante) e la prestazione della Rossa con le hard è sì molto buona, ma non al livello del primo stint con le medium. A questi due elementi va aggiunto che le gomme di Pérez e Verstappen sono di qualche giro meno consumate di quelle di Leclerc. Checo s’incolla al posteriore della SF-23 e sorpassa Leclerc nel corso del trentaduesimo giro. Nel frattempo, Verstappen supera Piastri e Ocon e si accoda alla coppia di testa.

Pérez tenta di creare un margine su Leclerc ma il monegasco, dietro solo a Schumacher per numero di pole position ottenute in Ferrari, sfruttando il DRS, non si stacca dal messicano ed effettua il controsorpasso tre giri dopo il sorpasso. Nel giro seguente, Pérez esce male da curva dodici e scopre il fianco al suo compagno di team, in grande rimonta. Passa un altro giro e il pilota di Hasselt si sbarazza pure di Leclerc, anche se non fugge via come al solito. Nel quarantatreesimo giro Charles, nelle grinfie di Pérez, sbaglia la frenata e va lungo, cedendo la seconda posizione. Piccola postilla: l’assetto di Max è meno scarico aerodinamicamente di quello di Pérez, in sostanza Verstappen gode di una maggiore velocità sui rettilinei di Checo, il che rende più difficile un attacco o una difesa del nativo di Guadalajara.

Leclerc resta sotto il secondo nei confronti di Pérez, e proprio all’ultimo passaggio, nel penultimo rettilineo della pista, è artefice di un sorpasso da capogiro: così come in Brasile, Pérez perde una posizione negli ultimissimi frangenti di gara, ma non perde il podio: terzo, dietro al solito Verstappen e a un Leclerc che, oggettivamente, meritava qualcosa in più, e siamo pronti a scommettere che senza quella Safety Car si poteva davvero fare, ma le corse sono così e bisogna accettarlo. Resta un bellissimo podio, quello del sedici in rosso.

F1 Grand Prix of Las Vegas
Charles Leclerc (MON, Ferrari) riceve il tradizionale “ruotino” Pirelli, destinato al polesitter, da Patrick Dempsey.

La classifica finale del Gran Premio recita così: Verstappen, Leclerc, Pérez, un ottimo Ocon in quarta posizione (dalla sedicesima di partenza), un altrettanto ottimo Lance Stroll in quinta (dalla diciannovesima allo spegnimento dei cinque semafori rossi), Sainz, Hamilton e Russell, quarto al traguardo ma ottavo dopo l’applicazione della penalità comminatagli. Nono Fernando Alonso e decimo un Oscar Piastri (giro veloce per l’australiano) che ne ha davvero passate di tutti i colori. Fuori dai punti i primi due gamberi: Gasly e Albon, seguiti da Ricciardo, Zhou e il terzo gambero, Logan Sargeant. Staccato Valtteri Bottas, ancora una volta non particolarmente baciato dalla fortuna la domenica, mentre sia Tsunoda che Hülkenberg (oltre al già menzionato Lando Norris) hanno terminato anzitempo il proprio GP per problemi tecnici.

Nella classifica piloti, se sapevamo dal Qatar che Verstappen è campione del mondo, ora abbiamo altri verdetti: Pérez è aritmeticamente secondo (prima volta che due piloti Red Bull terminano primo e secondo nella classifica iridata, ndr), Hamilton terzo (prima volta che sir Lewis conclude un mondiale di Formula Uno in terza posizione, ndr). Per quanto concerne la lotta per il quarto posto, tutto sarà deciso nell’ultimo appuntamento di Abu Dhabi: Sainz (200 punti), Alonso (200), Norris (195) e Leclerc (188) lotteranno fino alla fine per prevalere l’uno sull’altro, mentre George Russell si dovrà accontentare dell’ottavo posto.

Se volgiamo lo sguardo al campionato costruttori, ci sono tre situazioni particolarmente interessanti: la tenzone tra Mercedes e Ferrari per il secondo posto, staccate di soli quattro punti (in favore delle Frecce d’Argento), quella per il quarto, che coinvolge McLaren (284 punti) e Aston Martin (273) e infine la faida per il settimo, tra Williams (28 punti), AlphaTauri (21), Alfa Romeo (16) e Haas (12). Se è vero che più in basso ti piazzi più ore per i test in galleria del vento hai a disposizione (ecco la tabella all’inizio di questa stagione, che faceva riferimento alla classifica costruttori dello scorso anno), è anche vero che più in alto riesci a classificarti, più ingenti saranno i premi in denaro. E poi, diciamocelo, è anche una questione di onore. Cosa si gareggerebbe a fare sennò?

F1 Grand Prix of Abu Dhabi - Qualifying
Il tramonto emiratino, tramonto di una stagione che ha ancora una pagina di storia da scrivere.

Si arriva dunque all’ultimo appuntamento del campionato mondiale di Formula Uno duemilaventitré, che va in scena sul circuito di Abu Dhabi, località Yas Island, negli Emirati Arabi Uniti, con molte situazioni ancora da decidere, anche se entrambi i titoli sono già stati assegnati. Grazie per la lettura e buona continuazione qualsiasi cosa stiate facendo.

Immagine in evidenza: ©JIM WATSON/AFP via Getty Images

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di venti anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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