F1 | Evoluzione e funzioni del volante delle monoposto

Anche la Williams si "aggiorna": andiamo a vedere la storia del volante dagli anni 50 ad oggi

Il mondiale di Formula 1 2024 sta per partire con line-up immutate e regolamenti stabili, ma una cosa importante è passata sotto traccia da molti appassionati. Anche la Williams è passata al volante moderno con display incorporato (l’avete già vista nell’immagine di copertina), abbandonando il vecchio modello “a gabbiano” che veniva usato dai piloti della scuderia di Grove fino all’anno scorso e che vedeva il display con le informazioni dalla macchina posizionato sulla sporgenza dell’abitacolo.

Ciò permette alla scuderia di Grove di essere (finalmente) alla pari degli altri team per quanto riguarda l’abitacolo, ma è anche l’occasione per analizzare l’evoluzione e la funzione di un volante da Formula 1 che, dagli anni 50 ad oggi, è stato soggetto a molti cambiamenti grazie all’avanzare della tecnologia (e dei regolamenti tecnici). Andiamo dunque a scoprire i vari volanti e i relativi mutamenti che ha avuto nel nostro sport.

LA STORIA DEL VOLANTE

I primi volanti delle vetture di F1 degli anni 50 erano fatti di alluminio con l’impugnatura di legno. Data la larghezza degli abitacoli di allora e la totale assenza del servosterzo, essi avevano il raggio di diametro molto ampio per permettere ai piloti quali Fangio, Ascari o Clark di girare le ruote manualmente, così da far sterzare la macchina nelle curve. Anche il cambio era separato dal volante, e veniva azionato sempre manualmente dal pilota con una leva situata alla sua destra.

Tale forma è mantenuta fino agli anni 60, mentre dal prossimo decennio il diametro si riduce in relazione alla trasformazione delle monoposto e alla riduzione dell’abitacolo. Insieme alla rivestitura in cuoio, inoltre, comincia ad “apparire” l’elettronica, tramite il pulsante dell’interruttore di emergenza. I pulsanti aumentano ancora sul finire degli anni 80: sulla McLaren MP4/4 di Senna e Prost, ad esempio, ci sono un pulsante per attivare la radio e uno per un surplus di potenza. In più, ora sono provviste di aggancio rapido e di un tessuto anti-scivolo.

© McLaren / Twitter X

E’ dagli anni 90, però, che la vera rivoluzione comincia. In Formula 1 esplode l’elettronica e, complice anche il cambio semi-automatico introdotto dal 1989 sulla Ferrari 640 F1 o l’introduzione del traction control e dell’ABS (poi bannati nel 1994), tutti i team si adeguano e cominciano a riempire i loro volanti delle leve del cambio, di pulsanti per mappature e impostazioni dell’auto e ad assumere materiale più leggero (fibra di carbonio, our beloved) e forme più aerodinamiche, come quella usata dalla Williams fino all’anno scorso.

Negli anni 2000, poi, tra l’introduzione del cambio sequenziale e l’evoluzione dell’elettronica e dei regolamenti tecnici, i volanti vedono l’inserimento sempre più insistente di bottoni (tra cui quello per il limitatore di velocità) e di manettini per le varie regolazioni, assumendo nella trasformazione una forma rettangolare per far spazio ai nuovi comandi e al cruscotto digitale che veniva posizionato dava dati in tempo reale come velocità, marcia, giri motore al minuto e tempo sul giro, permettendo ai Schumacher, Montoya, Raikkonen & co di andare ancora più veloce e di infrangere i record dei circuiti.

I VOLANTI DA FORMULA 1 DI OGGI

Arriviamo dunque al 2014: l’arrivo delle power unit turbo-ibride corrisponde all’arrivo di una nuova era per una Formula 1 che volge sempre più ai dati e ai computer. Di conseguenza, sul volante appare un grande display in mezzo con lo scopo di fornire ancora più dati e informazioni ai piloti per gestire le mappature e le regolazioni di queste complessi motori. Una soluzione che è stata adottata subito da tutti… tranne la Williams, che fino all’anno scorso andò avanti con la “classica” forma a gabbiano con il display separato dal volante.

© Scuderia Ferrari / Twitter X

Ed eccoci arrivati all’era dei “piloti ingegneri” dove, oltre a spingere al limite le proprie monoposto, devono pensare a gestire una miriade di dati e a modificare varie impostazioni direttamente dallo schermo. Non sarà più “eroico” come quelli del passato, ma vedere i piloti come Verstappen, Leclerc, Hamilton o Alonso azionare questi pulsanti e levette anche curva dopo curva affascina, permettendoci di osservare da più vicino i comportamenti dei piloti e anche i funzionamenti dei vari bottoni. Tra questi avrete forse notato negli ultimi anni:

  • DRINK (azionamento cannuccia per bere)
  • DRS (apertura dell’ala posteriore nelle zone indicate)
  • N (neutrale, folle)
  • 1/10 (clic di 10 punti su una regolazione)
  • P (Pit, limitatore di velocità in corsia box)
  • BOX (dice alla squadra di prepararsi per un pit-stop)
  • DIF (differenziale)
  • ENG (mappature motore)
  • EB (Engine Brake, freno motore)
  • BB (Brake Balance, bilanciamento dei freni)
  • MARKER (identifica un punto di interesse nei dati, come per il D.A.S. Mercedes 2020)
  • SOC (stato di carica della batteria)
  • RS/START (impostazioni per la partenza)
  • SLO (“Slow button on”, mappatura usata dopo il giro da qualifica o la fine della gara)
  • BRN (mappatura di burnout per scaldare le gomme)
  • WET (impostazioni per condizioni di bagnato)
  • CHR (Charge, modalità di carica)
  • RADIO (per parlare con il muretto dei box)
  • MENU ROTATIVO (modifica parametri come il volume radio o luminosità dello schermo)
  • LED (indicano quando cambiare, o il colore delle bandiere)

Ovviamente ogni volante può essere personalizzato dal team per le posizioni o i nomi e codici con cui i loro piloti identificano i comandi da premere per l’occasione, così da favorire per ognuno di essi la semplicità e l’immediatezza. Cosa ci riserverà il futuro? Non lo sappiamo con certezza, ma questo è anche il bello della Formula 1: rimanere stupiti dalle innovazioni che le scuderie ci forniscono anno dopo anno.

Piccola chicca: sapevate che su quest’anno il pulsante Radio della Mercedes avrà il logo WhatsApp per celebrare la loro nuova partnership? Nulla che possa portare al guadagno di qualche decimo di secondo, ma una simpatica e riuscita operazione di marketing che ha fatto parlare di se (e che generà tanti meme nella comunità della F1).

Immagine in evidenza: © Williams Racing / Twitter X

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