Dietro Albon nella terra di Albione

Analisi e commento del fine settimana della scuderia di Maranello in Gran Bretagna

Il titolo sarà un po’ provocatorio, forse lo troverete giocoso, forse semplicemente sciocco. A ogni modo, la Ferrari ha concluso il fine settimana di Silverstone al nono e al decimo posto, racimolando solo tre punti e perdendo così terreno nel campionato costruttori rispetto alle dirette concorrenti Mercedes e Aston Martin.

Nel longevo ma sempre affascinante circuito del Nortamptonshire, dove la rossa detiene tutti i principali record “di squadra” (pole, vittorie, podi, giri veloci), il venerdì era iniziato con delle prove comparative tra i due piloti. Queste riguardavano la “nuova ma vecchia” beam wing (era stata introdotta in Arabia ma mai adoperata): Carlos l’ha provata al mattino, Charles l’avrebbe dovuta provare al pomeriggio, nella sempre importante seconda sessione di prove. “Avrebbe dovuta” perché non ha potuto farlo: infatti, un guaio elettrico ha impedito alla numero sedici di scendere in pista, e questo ha negato a Leclerc la possibilità sia di potersi cimentare con l’aggiornamento che di effettuare una simulazione di gara. Simulazione di gara che con Sainz non è stata granché, ma nemmeno così disastrosa vista la natura della pista, dove le curve veloci, tallone d’Achille della Ferrari, la fanno da padrone. D’altro canto, come spesso (sempre) è accaduto quest’anno, la simulazione di qualifica era stata promettente.

Bisognava lavorare dunque per migliorare il passo gara e fare leva della buona forma in qualifica, con l’aggiornamento, malgrado Charles non l’abbia potuto provare, che è stato valutato positivamente dai tecnici e che quindi sarebbe stato posto su entrambe le macchine.

In Inghilterra, si sa, il meteo è sempre un’incognita, di più rispetto ad altri luoghi del mondo. Il sabato inglese promette pioggia, sicuramente non l’ideale per un Leclerc che avrebbe bisogno di giri su pista asciutta. Fortunatamente, la prima mezz’ora della terza sessione di prove non ha riservato acquazzoni, e il monegasco ha potuto prendere un po’ più di confidenza con la SF-23, specie con poco carico di benzina e gomme morbide, e con ottimi risultati. Nei successivi trenta minuti la pioggia non si è fatta pregare, e l’acqua è scesa imperterrita a bagnare i quasi sei chilometri di pista. Leclerc, memore delle recenti prestazioni, poco incisive, con pista umida, resta in pista per qualche minuto per mettersi alla prova con queste condizioni, tornando successivamente ai box.

Arriviamo dunque al primo momento della verità: le qualifiche. Al di là di quelle che sono state le scaramucce tra i due piloti (se le definisco scaramucce, un motivo ci sarà), le due Ferrari si comportano bene sia con l’umido (all’inizio della prima manche) che con una pista man mano più asciutta, come d’altronde si era visto nelle sessioni di prove, ma non si è interamente soddisfatti della prestazione, specialmente per quanto riguarda la macchina numero sedici, qualificatasi quarta: un errore nel terzo settore, in particolare a Stowe (per i meno avvezzi alla tradizionale nomenclatura delle curve si tratta di curva 15) vanifica una prestazione che poteva essere da prima fila. Per quanto riguarda Sainz, un giro che viene definito dallo stesso come “nulla di speciale”, che lo farà scattare dalla quinta casella alla domenica. Davanti alle due Ferrari, oltre a Verstappen, ci sono le due McLaren, insieme alla Williams di Albon le sorprese del fine settimana britannico, mentre appena dietro troviamo le due Mercedes, dimostratesi molto competitive nelle simulazioni di passo gara. Il margine tra la seconda piazza (Norris) e la settima (Hamilton) è quantificabile in due decimi e mezzo.

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Charles Leclerc impegnato alla guida della SF-23 nel corso del Gran Premio

La domenica degli alfieri di Maranello parte con l’ambizione del podio, consci comunque che le due Mercedes dietro il venerdì ne avevano di più, ma fiduciosi di poter essere superiori alle due vetture papaya davanti. Tra i primi dieci della griglia, tutti optano per le medie come mescola di partenza; tutti tranne George Russell e la Mercedes, che con il britannico di King’s Lynn va per la mescola più morbida. Dopo pochi giri si capisce subito che la gara delle Ferrari non sarebbe stata semplice: per prima cosa, le due McLaren aprono subito un margine di qualche secondo sulle due creature di Maranello, con Leclerc sempre quarto ma tallonato da Russell, che alla partenza aveva avuto ragione di Sainz, ora sesto. Con Russell vicino ma mai così tanto da poter superare Charles (eccezion fatta per due tentativi nel corso del quinto giro, in cui George lamenta movimenti di Leclerc in fase di frenata), in Ferrari decidono di fermare quest’ultimo ai box, al fine di proteggersi da un undercut dell’inglese. Questo avviene al diciottesimo giro. Il nativo di Monaco passa dalla media alla dura, rientrando dietro a Stroll e davanti a Sargeant. Davanti la gara continua, con Sainz che contiene senza troppi patemi un parsimonioso (con i suoi pneumatici s’intende) Hamilton non perdendo più di tanto contatto con la vettura numero 63 davanti a lui. Dietro, Leclerc passa Stroll per l’undicesima posizione, non dimostrando però un passo invidiabile: infatti, i tempi di Charles sono più o meno simili rispetto a quelli di Russell, che ricordiamo monta gomme morbide usate da più di venti giri.

Al giro 26 si ferma anche Sainz: gomma dura anche per l’iberico, otto giri più fresca di quella del suo compagno. Carlos rientra in pista dietro Stroll e davanti a Sargeant: la stessa situazione trovata da Leclerc al momento della sua sosta. Due giri dopo rientra anche Russell, che dalle morbide passa alle medie. Gli bastano quattro giri per operare il sorpasso su Leclerc, all’esterno di Luffield (curva 7), che corona una manovra ben studiata ma nemmeno troppo complessa, visto il vantaggio di mescola (dura contro media) e di giri (quattro per George, già quattrodici per Charles).

Nella tornata successiva la vettura di Magnussen è costretta al ritiro per un problema di affidabilità alla sua Power Unit Ferrari. Sulla vettura del danese erano stati sostituiti (tra le altre cose), in regime di Parco Chiuso, il motore a combustione interna, il turbocompressore e l’MGU-H, tutti elementi precedentemente usati che hanno permesso alla numero 20 di concludere poco più di trenta giri. Vista la posizione poco sicura dell’autovettura di Kevin (siamo più o meno a metà del Wellington Straight) viene dichiarato regime di Virtual Safety Car, poi mutato in Safety Car: questo spinge gli strateghi di Maranello a fermare nuovamente Leclerc, che monta gomma media nuova, perdendo però ben cinque posizioni: oltre a quelle su Pérez e Albon, il venticinquenne di Monaco si vede sopravanzare non solo da Hamilton e Alonso, che beneficiano della scelta di allungare i propri stint nell’attesa di una situazione propizia come questa (entrambi montano gomme morbide), ma anche dal compagno Sainz, che resta in pista con le dure collocandosi settimo, perdendo comunque due posizioni: una da Hamilton e l’altra da Alonso. Da che erano quarta e sesta, le due Ferrari si trovano settima e decima.

La vettura di sicurezza fa rientro ai box alla quarantunesima tornata, e finalmente la gara può ripartire, ma come è noto sarà avara di soddisfazioni per i due piloti vestiti di rosso: Sainz soffre con le dure, e a causa di un errore di valutazione nel duello con Pérez (che monta le morbide) non perde solo la posizione nei confronti del messicano, ma anche ai danni di Albon e dello stesso Leclerc. Lo spagnolo terminerà decimo, mentre Charles, nono dopo aver sopravanzato il compagno all’esterno di Village (curva 3), tenta in tutti i modi di avere la meglio su Alex, ma la Williams numero 23 ha DRS nei confronti di Alonso: effettuare un sorpasso è un’impresa troppo ardua, e la gara si conclude mestamente in nona posizione.

Nel post gara il Team Principal della Ferrari, Frédéric Vasseur, evidenzia un fatto importante, che riassumo qui di seguito: oltre a non aver dimostrato un passo invidiabile (ma questo, aggiungo io, poteva essere prevedibile vista la conformazione e le caratteristiche del tracciato), al più da quarta forza (dietro Red Bull, McLaren e Mercedes), il francese sostiene che non sia stata ottimizzata la prestazione: infatti, il degrado previsto dagli ingegneri della rossa di Maranello era superiore a quello che si è poi rivelato essere in gara, e conseguentemente i piloti non hanno sfruttato le gomme, e quindi il pacchetto, al loro massimo. Vasseur imputa questo errore anche come conseguenza del fatto che la Ferrari non abbia potuto avere i dati del passo gara di Leclerc nelle prove del venerdì, ma personalmente ritengo che sarebbe bastato notare il passo di Russell con le gomme morbide per rendersi conto del poco degrado delle coperture Pirelli nella nuvolosa domenica britannica.

Il fatto che non si siano avuti a disposizione i dati di Charles è una “scusante” che ha le sue ragioni di esistere, ma che non è sufficiente a giustificare l’impreparazione degli strateghi in rosso di fronte a delle situazioni non previste che altri hanno saputo gestire. Per dirne una, l’AlphaTauri con Nyck de Vries ha fatto un primo stint di quasi trenta giri con le morbide (un giro in meno di Russell). Possibile che sia stata solo la Ferrari a non aver capito che oggi (domenica) gli stint potessero essere allungati di più? La Safety Car è una variabile che non puoi controllare, e fa parte delle corse perdere delle posizioni a seguito di una Safety\Virtual entrata “al momento sbagliato” nell’ottica di una strategia che quindi “non ha avuto il modo di esprimersi al meglio”, ma capire che oggi le gomme erano di marmo per quanto duravano (su tutti) e che si potesse spingere di più con entrambi i piloti non era un compito poi così arzigogolato, e in una Formula Uno così compattata sono cose che paghi caro.

Sperando che l’articolo sia stato di vostro gradimento, appuntamento in Ungheria tra due settimane per il Gran Premio magiaro!

Immagine in evidenza: ©Scuderia Ferrari Twitter Page

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di venti anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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