Cool down lap | Montréal 2025

Kimi e la maturità silenziosa

Sembrerà paradossale, anzi lo è. Ma il podio di Andrea Kimi Antonelli a Montréal è passato quasi sottotraccia. Come se fosse scontato che un ragazzo, per quanto bravissimo, per carità, dopo 10 gare riuscisse a ottenere qualcosa che, per un italiano, mancava da 16 anni. Ovvero, da quando Kimi di anni ne aveva 3. Un bambino. Compirà 19 anni ad agosto, questa settimana farà la Maturità come i suoi coetanei. Maturità che, come ormai notiamo da più e più parti, si può già vedere nel Kimi ragazzo. Calmo, misurato ma passionale. Con dei valori molto precisi, instillati dall’educazione e dal “campare” quotidiano, tra difficoltà e momenti bellissimi. Come capita a tutti. Perché d’altronde la vita è un po’ tutto questo.

Sul circuito Gilles Villeneuve, Kimi si è adattato benissimo. Era reduce da un tris di gare decisamente sfortunate. Due ritiri, a Imola e a Montmeló, inframezzati da una Monte Carlo a dir poco frustrante. Certo, il distacco da George Russell è ancora importante, ma il britannico è pilota di grande velocità, conosce benissimo le dinamiche del team Mercedes e, soprattutto, inizia ad avere un’esperienza tale (questa è la quarta annata con i teutonici, la settima in carriera) da essersi garantito i galloni di caposquadra. Kimi non dispera. Certo, stare dietro non piace mai a nessuno, ma lui fa la sua strada, un passo alla volta, con la consapevolezza che la direzione è quella giusta e la fiducia nei suoi confronti non mancherà.

Parlavamo di maturità. Si può vedere da come parla ed esprime i suoi concetti, il suo punto di vista, con grande analiticità e professionalità. Si nota come lo mastichi, questo sport. Come guarda i dettagli, le sfumature, le pieghe e le zone d’ombra. E poi l’umiltà, una grande qualità che, se qualcuno potrà pensare si stia perdendo, forse non c’è mai veramente stata, nella maggior parte delle persone. A cambiare sono i mezzi, i tempi. Le persone si adattano a questi ultimi. Non ho un’età che mi permette di tornare troppo indietro nel tempo, ma sono pronto a scommettere che di persone umili, anche prima, non ce ne erano poi così tante. Come in tutte le epoche, però, le eccezioni sono sempre dietro l’angolo.

È il caso di questa generazione di sportivi. Di alcuni, ben inteso. Si tratta sempre di una minoranza, come spiegato prima. Una generazione che non ha bisogno di urlare, di andare al muro contro muro, di crearsi nemici invisibili. Tra piloti si può anche essere amici. Si può passare del tempo insieme. Poi, in pista, ci si rispetta, ci si sfida. Tutti vogliono vincere. Non sarebbero diventati piloti di F1, o più in generale, sportivi di alto livello. Ma si può vincere anche guardandolo negli occhi, l’avversario. Si può primeggiare anche senza fare il bulletto del quartiere. Un chiaro esempio di questo è sicuramente Jannik Sinner. Ma anche Lando Norris e Oscar Piastri. Lottano per il mondiale, non per questo non si parlano.

Come mi capita di scrivere più e più volte, è una questione di prospettiva. Un tempo, forse, apparire forti e impenetrabili era la cosa che andava più per la quale. Oggi, fortunatamente, le persone iniziano a condividere, a manifestare, anche le proprie debolezze. La propria vulnerabilità. Sintomo, torniamo a quella parola, di maturità. Tutti vivono delle difficoltà, nessuno ne è esente. Parlarne può essere di grande ispirazione. Poi, certo, ci sarà sempre l’intelligente di turno che inizierà con la sua retorica dell’uomo forte, con l’armatura e la superbia degli stolti. Pensano di esserlo, forti, in realtà si coprono di ridicolo. Non sarà una confessione a minare le vostre certezze. A questo mondo, di certezze, quasi non se ne contano.

E allora Kimi, dall’alto della sua giovane età, ci ricorda di come si possa anche essere se stessi, per arrivare al traguardo che desideriamo. Il mondo è pieno di cattiveria. Scegliamo la bellezza. L’autenticità. Scegliamo di raccontare, di essere portavoce di un cambiamento. E smettiamola di giudicare. Da queste parti si è molto bravi a parlare degli altri, per sminuirli. Per attaccarli, per denigrarli. Non è rispondendo al male con il male, però, che si risolvono le situazioni. Bisogna impegnarsi, questo è certo. Qualunque cosa si voglia fare. È importante essere appassionati, entrare in uno stato di simbiosi. Come se fosse stato lì ad aspettarci. Per far sì che si facesse raccogliere. Accarezzare. Mettere in una tasca. E portarselo appresso.

Immagine in evidenza: © @MercedesAMGF1 X profile

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di ventun anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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