Non è poi così comune, al termine di un Gran Premio di Formula 1, vedere una vettura del team Haas occupare la quarta posizione. L’unica volta che era successo, sette anni fa con Romain Grosjean a Spielberg, c’era però da registrare il ritiro delle due Mercedes di Lewis Hamilton e Valtteri Bottas e quello della Red Bull di Daniel Ricciardo. Ergo, la “posizione naturale” di quel fine settimana tra le colline della Stiria non era certamente quella ai piedi del podio. Mi devo subito correggere però, perché quella di Grosjean non è più l’unica volta. E questo grazie a Oliver Bearman, che a Città del Messico ha condotto la Haas VF-25 al quarto posto senza beneficiare di guasti o inconvenienti altrui, fatta eccezione per la penalità di Lewis Hamilton. Curioso constatare che sia il Red Bull Ring che soprattutto l’Hermanos Rodríguez siano rispettivamente il terzo e il primo circuito più “sopra il livello del mare” tra quelli in calendario. E che a San Paolo del Brasile, in mezzo nella speciale classifica, la squadra di Gene Haas abbia conquistato la sua unica pole della propria storia, con Kevin Magnussen nel 2022. Buffe coincidenze. A ogni modo, la medaglia di legno ottenuta dal giovane Oliver (nono il suo compagno Esteban Ocon) vale molto di più del legno, per una squadra del cosiddetto “midfield” (a detta del sottoscritto sarebbe meglio “centrocampo”, o comunque qualsiasi cosa tranne che midfield, ma a noi piace inglesizzare la qualunque, indiscriminatamente). Forse oro, forse argento, forse mirra, o magari anche lo stesso legno. In fondo, a stabilire il valore delle cose siamo noi esseri umani. Ecco, a quel legno Bearman ha impresso una traccia indelebile. E gli ridevano anche le orecchie, già a un ragazzo che di norma fa fatica a non sorridere. Tenersi dietro Oscar Piastri, il quale ha a sua volta spiegato che anche senza la virtual safety-car finale sarebbe stato molto difficile superare il numero #87, e soprattutto quasi tenere il passo delle Ferrari e andare meglio delle Mercedes, era inimmaginabile fino a due settimane fa. Poi, Ayao Komatsu e il direttore tecnico Andrea De Zordo hanno deliberato un pacchetto di aggiornamenti per la corsa di casa, ad Austin, in un periodo, specie ottica 2026, dove introdurre aggiornamenti non è così usuale, ed è apparso subito evidente come la macchina abbia risposto a dovere, specialmente con Bearman, sicuramente più a suo agio di Ocon. Oltre alle tre apparizioni consecutive nel Q3, quando ce lo ricordavamo quasi sempre arrancare sul giro secco, il classe 2005 le ha sapute tradurre in punti: nono a Singapore, con la macchina vecchia, nono ad Austin, quarto a Città del Messico. Allo stato delle cose (quattro gare e due Sprint alla fine), Bearman si ritrova per la prima volta davanti a Ocon in classifica (32 punti a 30), e soprattutto Haas ha compiuto un salto significativo in ottica campionato costruttori, nel quale la lotta è serratissima con Racing Bulls (sesta a 72 punti), Aston Martin (69), davanti, e Sauber, dietro a quota 60 superata dagli americani ora a 62. Evidentemente, a costo di sacrificare qualcosa lato sviluppo 2026, è stato deciso di spingere lato novità tecniche per guadagnare quelle posizioni utili a raggranellare un bel gruzzoletto di denari da sfruttare per eventualmente recuperare l’anno prossimo. Una mossa per certi versi simile, per altri diversa perché a esserlo sono le dinamiche, a quella della Red Bull, intenzionata più che a vincere la battaglia degli sconfitti con Ferrari e Mercedes a sovvertire con Max Verstappen un esito lato mondiale piloti che fino a quattro gare or sono pareva bello che scontato, leggasi McLaren, leggasi uno tra Oscar Piastri e Lando Norris. Oliver Bearman, sorriso di bimbo, si ritrova a interfacciarsi con un avvenire incerto quanto elettrizzante. La possibilità, futura e futuribile, di divenire il prossimo pilota della Ferrari (lui membro dell’academy di Maranello), è lì a portata di mano, ma allo stesso tempo l’eventualità di vedersi chiusa, anzi sbattuta la porta in faccia, a un passo dal sogno, è altrettanto realistica. Al momento, discorso rinviato di più o meno otto-dieci mesi. Al momento, nell’abbraccio dei suoi affetti, c’è da finire ancor meglio un primo anno a ogni modo indimenticabile.
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