Alex Marquez in LCR, una scelta giusta ma ritardata

Un pensiero sulla situazione di Alex Marquez, relegato nel team di Lucio Cecchinello per le prossime due stagioni

Alex Marquez si è presentato al via della stagione 2020 da Campione in carica della Moto2, campionato che ha vinto nel 2019 con i colori di Marc VDs alla quinta stagione nella categoria con 5 vittorie e 10 podi per un totale di 262 punti. Dopo questa stagione iridata, il passaggio in MotoGP è il naturale proseguo della sua carriera, solo che a differenza di molti suoi colleghi Alex si trova a debuttare su una sella di lusso, cosa che solamente in pochi hanno avuto l’onore e il privilegio di farlo: stiamo parlando ovviamente della Honda Repsol, per di più da compagno di squadra di suo fratello Marc Marquez, otto volte Campione del Mondo.

Gli avvenimenti che hanno portato Alex direttamente nel team ufficiale Honda sono ben noti, con il ritiro di Jorge Lorenzo al termine della stagione 2019 a lasciare campo libero a questo scenario di mercato che sembrava impossibile da realizzare, anche perchè Alex per il 2020 aveva rinnovato il suo contratto con Marc VDs per rimanere in Moto2 per un’altra stagione, cercando poi un posto in MotoGP per il 2021 in un team satellite, con la Ducati Pramac che sembrava molto interessata a lui.

E invece, Alex Marquez disputerà il suo primo anno in MotoGP direttamente sulla Honda del team ufficiale, per poi retrocedere nel 2021 nel team satellite LCR sostituendo Cal Crutchlow, mantenendo però il supporto ufficiale di Honda HRC per le prossime due stagioni. Una decisione che potrebbe essere vista come un “parcheggio” momentaneo, oppure di carattere molto meschino dai piani alti della casa giapponese senza che Alex abbia avuto la possibilità di mettersi veramente in mostra, visto il rinvio dell’inizio del campionato per via della pandemia da Coronavirus. Una scelta che però, nonostante sarà posticipata di un anno, ha molto senso.

Nella MotoGP è solito vedere i nuovi arrivati fare esperienza nei team clienti all’inizio della loro carriera nella Top Class, cercando di convincere poi i team Factory a offrirgli una promozione nel team ufficiale in base ai loro risultati, come accaduto a Fabio Quartararo e Jack Miller in ottica 2021. Per questo la scelta fatta con Maruqez è ritardata di un anno, anche se l’arrivo di nuovi costruttori negli ultimi anni ha un po’ invertito questa tendenza, con queste case che hanno scelto di puntare sui giovani provenienti dalla Moto2 anche per mancanza di team satelliti dove piazzare i rookie, come nel caso della Suzuki con l’attuale coppia di piloti formata da Alex Rins e Joan Mir, con entrambi che hanno mosso i primi passi in MotoGP direttamente con la casa ufficiale giapponese. Anche la KTM per quest’anno ha deciso di puntare su un rookie come Brad Binder nel team ufficiale, in una situazione simile a quella avvenuta in casa Honda dopo che la casa austriaca l’anno scorso ha rescisso anticipatamente il contratto con Johann Zarco.

In passato esisteva addirittura una Rookie Rule, che vietava ai piloti neo arrivati di debuttare direttamente con un team ufficiale, un po’ per aiutarli nel prendere confidenza in un mondo completamente nuovo come quello della MotoGP, un po’ per aiutare i team satelliti dandogli la possibilità di ingaggiare le giovani promesse, che a loro volta potevano mettersi in mostra, e nel frattempo queste squadre potevano ottenere risultati importanti grazie alle loro performance. Questa regola venne poi abolita per il 2013, compensandola con la possibilità di aumentare le moto ufficiali a quattro (due nella squadra ufficiale e due in un team clienti), e la prima ad approfittare di questa regola fu la stessa Honda che nel 2013 ingaggiò proprio Marc Marquez, dando inizio al binomio dominante della MotoGP di oggi.

Con il futuro già scritto e forte di un contratto a lungo termine, Alex può vivere questa stagione in tutta tranquillità, imparando il più possibile in una squadra storica del motomondiale e senza troppi pensieri sui suoi risultati, anche se l’infortunio di suo fratello dopo la prima gara stagionale potrebbe mettergli più pressione addosso soprattutto nelle gare in cui Marc sarà assente, e una volta passato nel team di Lucio Cecchinello continuare il suo processo di crescita nei prossimi due anni. Tornando a quanto detto all’inizio, la scelta di Honda HRC ha molto senso, visto che sulla seconda moto del team ufficiale salirà Pol Espargaro, un pilota al momento di maggior affidamento ed esperienza rispetto ad un Rookie, e quanto visto negli ultimi due anni, con il solo MM93 a portare risultati di rilievo nel team ufficiale, ha sicuramente convinto i vertici della casa giapponese ad agire in questo modo tornando con una formazione a “due punte”: e poi, quando si presenta una situazione del genere sul mercato piloti va sfruttata a dovere.

Nella sua esperienza in Moto2 Alex Marquez ci ha messo alcuni anni per diventare un top driver della categoria, con il titolo del 2019 come coronamento della sua maturazione. Con la sicurezza di avere il supporto Honda HRC per i prossimi due anni, molto probabilmente Alex si prenderà tutto il tempo di cui avrà bisogno per poter un giorno essere veramente competitivo in MotoGP. Considerando tutto, il 12° posto nella sua gara d’esordio a Jerez è un buon punto di partenza, ma per un bilancio più completo sulle sue qualità forse è meglio aspettare un po’.

Immagine in evidenza: © motogp.com

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Autore

Daniele Botticelli
Laureato in Scienze della comunicazione all'Università degli studi RomaTre e appassionato di motorsport sin dall'alba dei miei tempi.

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