Ferrari e la (presunta) “guerra” fra Carli

Come una vittoria, in un anno terribile, può diventare in casa Ferrari il detonatore di una guerra fra ultras della Formula 1

Il Gran Premio di Singapore è stato sicuramente il più emozionante dell’anno e il motivo è facilmente individuabile: per la prima volta quest’anno non è stata una Red Bull a tagliare il traguardo per prima. Alla vigilia del Gran Premio del Giappone a Suzuka, l’argomento principale sui social network è ancora la gara di Singapore e in particolare gli strascichi che potrebbe aver lasciato in casa Ferrari.

Partiamo dal presupposto che chi scrive dubita che professionisti di alto livello come quelli che operano in Formula 1 abbiano la voglia, il tempo e la forza di star dietro alle chiacchiere di alcuni pseudo-tifosi. L’onere spetta a chi la Formula 1 la guarda e la commenta. Ebbene, i cori di lamentele che si sono alzati dalla curva dei “tifosi” (le virgolette non sono casuali) di Leclerc è indice della deriva che questo sport ha intrapreso dopo lo sbarco su Netflix e una certa spettacolarizzazione ricercata a tutti i costi.

Nello specifico, i sostenitori di Charles sostengono che il monegasco sia stato, a detta loro ancora una volta, sacrificato da Maranello per far vincere la Ferrari “sbagliata”. Ecco, pensando a ciò che direbbe Enzo leggendo questo binomio nome-aggettivo ci viene da sorridere e anche un po’ da aver paura. Perché il fondatore della Scuderia non avrebbe mai permesso ciò che si è visto dal 2019 ad oggi, a differenza di un presidente che sembra un fantasma, che appare una volta l’anno in occasione della presentazione della nuova macchina e che si lascia guidare soltanto dalla ragione economica, senza conoscere minimamente l’ambiente delle corse. Dall’arrivo in squadra di Leclerc, infatti, si sono innescate una serie di dinamiche che hanno portato a considerare il monegasco come più importante della Ferrari stessa.

Mettiamo subito in chiaro che il pilota, appena ventenne quando arrivò a Maranello, ha ben poche colpe per questo e che i veri colpevoli sono da individuare nel suo entourage (Nicholas Todt in primis) e in chi, voce ufficiale della Formula 1 in Italia, dopo la doppietta Belgio-Monza del 2019 ha incensato Charles e avviato la narrazione tossica del fenomeno mai visto prima, a livello di Hamilton, Senna, Schumacher ecc. che una volta avuta la famosa macchina avrebbe vinto mondiali a ripetizione. Questo ha portato il ragazzo ad avere una popolarità che, per un pilota di Formula 1, non si vedeva in Italia dai tempi del Kaiser di Kerpen. Ecco che così sono arrivate ospitate in TV e contratti di sponsorizzazione fra cui quello con Sky Italia. Charles era ormai diventato “il Predestinato”: un pilota infallibile, qualsiasi cosa facesse, martire di una squadra di incapaci e in particolar modo di un Team Principal che è stato tratteggiato come il male in persona. L’emblema di questo status quo è la famosa frase “date una macchina a questo ragazzo”, ripetuta ossessivamente come un mantra anche a giustificare quelli che, invece, erano semplicemente errori del pilota.

Nel frattempo, dall’altra parte del box, Carlos Sainz è arrivato a sostituire il quattro volte Campione del Mondo Sebastian Vettel, un campione logorato dalla pressione che solo la tuta rossa (nel bene e nel male) riesce a dare. Nella mente del clan di Leclerc, lo spagnolo doveva essere il Barrichello della situazione, lo scudiero delle cavalcate mondiali del #16 ma le cose sono andate diversamente. Infatti, appare chiaro a chiunque abbia un minimo di oggettività che nei tre anni di convivenza a Maranello, Carlos abbia sempre retto bene il confronto con Leclerc, arrivandogli davanti nel 2021, soffrendo ma superando l’iniziale crisi del 2022 e quest’anno regalando alla Ferrari l’unica vittoria, sin qui, della tribolata stagione 2023. In questi tre anni il #55 ha dimostrato di compensare il deficit di velocità naturale in qualifica rispetto a Leclerc con una visione della gara e un’intelligenza tattica superiore non solo al monegasco ma anche all’intero muretto Ferrari. In tal senso si prendano in considerazione le tanto discusse gare di Monaco e Silverstone dello scorso anno: nel Principato, a differenza di Leclerc, Carlos capì subito che effettuare una sosta per montare le intermedie con la pista che era ormai quasi asciutta era una follia e disse chiaramente di NO. A Silverstone, quando il muretto per tentare di mettere una pezza all’errore commesso, gli chiese di prendere spazio da Leclerc, lo spagnolo saggiamente disse di no perché in quel modo avrebbero perso non solo la doppietta ma anche la vittoria.

A Singapore abbiamo visto un altro capolavoro strategico di Sainz, che ha dato il DRS volontariamente a Norris per proteggersi dalla rimonta delle Mercedes. La differenza con lo scorso anno, e con molte gare di quest’anno, è stata nel fatto che il muretto aveva deciso sin dalla partenza di puntare alla vittoria con un solo pilota, in questo caso lo spagnolo. Perché? Complotti, trame oscure? No, semplicemente la Ferrari (e il Team principal Vasseur in particolare) non potevano rischiare di mancare quella che forse è stata l’unica occasione per vincere una gara quest’anno. Lo stesso Leclerc ne era ben consapevole se prima della gara parlava già del 2° posto come obiettivo massimo e che la priorità era far vincere la Ferrari. Appare poi paradossale che i fan di Charles lamentino complotti per mano di chi, sotto la pressione del manager Nicholas Todt, è stato nominato nuovo Team Principal solo e unicamente per tenere buono l’entourage del loro beniamino.

Infatti, nella prima metà dell’anno (basti pensare all’Austria o all’Ungheria) il #16 è stato chiaramente favorito e protetto nelle strategie rispetto al compagno di squadra. In Olanda però qualcosa si è rotto: Leclerc ha sbagliato tutto ciò che poteva sbagliare e Sainz ha invece concluso in un’ottima 5° posizione una gara in cui la Ferrari era settima forza. Da lì in poi alcuni tifosi, e anche parte della stampa italiana, ha cominciato a mugugnare, facendo notare l’incostanza di Charles rispetto al compagno di squadra. Sainz ha poi fatto il resto con la super prestazione di Monza dove (ricordiamolo a chi dice che Carlos non avrebbe mai rispettato gli ordini a parti invertite) ha resistito agli attacchi feroci di Leclerc, a cui era stato detto di non prendersi eccessivi rischi.

Arriviamo così a Singapore, alle voci che davano un Elkann pronto all’ennesima rivoluzione al vertice e all’inaspettata competitività della SF-23. Ebbene, a Singapore la Ferrari non ha sbagliato niente: piloti, ingegneri, meccanici e strateghi sono stati perfetti e infatti la Scuderia ha colto la vittoria. Lo ha fatto con Sainz semplicemente perché Carlos se l’è guadagnata in pista ottenendo una pole superba e questo lo sa perfettamente anche Leclerc. Persino Vasseur, per risollevare la propria reputazione e calmare i malumori presidenziali, ha dovuto arrendersi al fatto che il suo “sponsor” avrebbe dovuto per forza di cose giocare il ruolo dello scudiero.

Concludiamo questa analisi della brutta aria che tira intorno alla Ferrari con alcuni auspici: che i tifosi tornino a essere tifosi e non ultras, che Leclerc (pilota talentuosissimo e intelligentissimo) contribuisca ad abbassare i toni, così come il suo fan numero 1 che dovrebbe raccontarci lo sport che amiamo sì con passione ma anche con imparzialità.

Immagine in evidenza: © Scuderia Ferrari, Twitter account.

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Autore

Francesco Bafaro
Laureato in Lettere, specializzando in Filologia Moderna. Seguo la Formula 1 da quando ero piccolissimo, nello scrivere cerco di unire la passione per il Motorsport con quella per la Letteratura. In fondo i piloti che ogni domenica si sfidano in pista sono proprio come gli eroi dell' Epica classica e cavalleresca!

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