Emanuele Vocino: talento italiano che sogna in grande

Il giovane pilota romano si racconta tra passato, presente e futuro

Iniziamo parlando dell’avvicinamento a questo mondo: raccontaci quali sono stati gli step principali della tua giovane carriera, fino ad arrivare ad oggi.

“I miei primi passi con la minimoto sono stati all’età di 4 anni sulla pista di Torricola che si trova nei pressi di Roma, fondamentale nel mio avvicinamento a questo mondo. Le prime volte in moto sono state fantastiche, era molto bello e divertente, come se fosse un gioco; man mano con il passare degli anni, sono riuscito sempre più ad avanzare, trionfando nei primi campionati italiani minimoto all’età di 6 anni, tra cui la categoria Junior B. Dopo le minimoto sono salito in sella alla MiniGP, parentesi piuttosto sfortunata, segnata da una frattura al braccio che non mi ha consentito di prendere parte alle prime gare del campionato. Nel 2017 ho partecipato agli internazionali di Supermotard vincendo un trofeo e tutte le wild card nel campionato italiano in sella all’Husqvarna FS450. Il 2018 è l’anno in cui c’è stata la mia prima presa di contatto con la 300 che mi ha consentito di disputare l’intera stagione della Yamaha R3 Cup, dove ho conquistato il titolo di vice-campione. Il 2019 segna il mio ingresso in pianta stabile nel Campionato Italiano Velocità in Supersport300, terminato al secondo posto in classifica. 2020 e 2021 sono state stagioni più difficili con risultati piuttosto altalenanti per via di un pacchetto tecnico non sempre brillante; nonostante ciò sono comunque riuscito in qualche occasione a salire sul podio”.

Nel 2022 hai partecipato nuovamente al CIV Supersport300 in sella ad una Kawasaki. Com’è andata la stagione? Hai raccolto i risultati che ti aspettavi?

La prima parte della stagione è stata davvero positiva con ottimi risultati, ma da metà campionato in poi ho avuto delle piccole difficoltà, non propriamente tecniche, ma principalmente imputabili alla mia guida, limitata dalla mia corporatura (il peso è fondamentale nelle cilindrate basse ndr). Ero costretto ad avere un comportamento differente in pista: cercavo di aprire prima il gas, ma di fatto rimanevo comunque imbottigliato nel gruppone nell’allungo. Non sono riuscito ad esprimere ancora una volta al meglio il mio potenziale, classificandomi terzo al termine della stagione”.

In quale sfida ti cimenterai nella prossima stagione? Continuerai a correre nella entry class dell’italiano o punti ad affermarti in altre categorie?

Non ho ancora la certezza di cosa farò in questo 2023: il mio obiettivo è comunque fare esperienza con la 600 per tenermi pronto nel 2024 ad un eventuale passaggio in Supersport. L’idea (anche per una questione di budget) è quella di partecipare ad un campionato minore come il National Trophy 600. Non c’è nulla di concreto, ma credo che questa strada possa mettermi in luce per l’immediato futuro”.

Nel passato hai avuto la possibilità di gareggiare nel mondiale, parlaci di quell’esperienza e soprattutto delle differenze con il campionato italiano. Il CIV è effettivamente un valido trampolino di lancio per i giovani piloti?

Nel 2019 ho avuto la possibilità di prendere parte a due wild card, Imola e Misano nel WorldSSP300. Ad Imola di fatto non ho disputato alcuna gara, perché gli organizzatori annullarono le corse per via del tracciato completamente allagato; fu un grande rammarico poiché la domenica mattina nel warm-up bagnato segnai il miglior riferimento. Nella mia seconda apparizione mondiale a Misano mi sono posizionato al sesto posto (migliore degli italiani). Ovviamente le due dimensioni sono scenari totalmente differenti, nel mondiale devi essere preparato mentalmente e tecnicamente in un tempo decisamente inferiore: ogni turno è come se fosse una qualifica! Il CIV Supersport300 è ovviamente fondamentale e la giusta scuola per prepararti al mondiale”.

Da alcuni piloti affermati, la Superpsort300 è stata definita come la categoria più pericolosa di sempre. In risposta alle recenti tragedie sono stati introdotti regolamenti più rigidi (età minima, minor numero di partecipanti e obbligo di airbag per citarne alcune). Cosa ne pensi di tutto ciò, avendo vissuto questo mondo da protagonista?

“Ovviamente noi piloti quando scendiamo in pista non pensiamo al pericolo, l’adrenalina e il divertimento prevalgono. Nonostante ciò penso che per tale categoria erano e sono necessarie maggiori limitazioni e sanzioni, soprattutto a livello disciplinare, considerando le tante scorrettezze in pista, viste soprattutto al mondiale, più che nell’italiano dove i piloti sono seguiti in maniera più pressante dai commissari. Rispetto al CIV c’è però da dire che al mondiale i piloti sono tutti vicini tra loro a livello prestazionale con pochi secondi a separare il primo dall’ultimo e questo è un grave problema per la sicurezza, specialmente in qualifica ed in gara. In ogni caso credo che le misure di sicurezza debbano essere stilate prima che accadano le tragedie, piuttosto che subito dopo, considerando i noti rischi per i piloti”.

Guardando al futuro: dove ti vedi nei prossimi anni? Ti piacerebbe riaffacciarti al mondiale o credi di aver trovato la tua giusta dimensione per crescere nei campionati nazionali?

Penso che ad oggi l’unica scelta che ho per via della mia corporatura sia quella di ricominciare dalla 600, fare almeno un biennio per acquisire la giusta esperienza per poi essere pronto al mondiale. Naturalmente tutto ciò è condizionato dalla possibilità economica e dal mezzo di cui dispongo. Un pacchetto tecnico competitivo mi consentirebbe di competere stabilmente nei primi tre, ne sono convinto”.

Immagine in evidenza: © Emanuele Vocino

Iscriviti al nostro Canale Telegram per ricevere tutti i nostri articoli sul tuo smartphone

Lascia un commento! on "Emanuele Vocino: talento italiano che sogna in grande"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*