Ferrari: la strategia non basta

A Singapore la Ferrari è sembrata lenta, in difficoltà in più occasioni e, soprattutto, non incisiva come si sperava.
La gara domenicale non ha regalato nessuna sorpresa, confermando il trend visto nei giorni passati, e cioè che la Ferrari sarebbe stata la terza forza in campo.

Tuttavia, il muretto ha provato a dare a Vettel una marcia in più con una strategia rischiosa ma tutto sommato valida.
Tentare un undercut su Hamilton e lasciare fuori Raikkonen a fare il lavoro che solitamente fa Bottas per permettere a Seb di farsi nuovamente sotto.
A guardare i distacchi ed i tempi al giro 32, tutto avrebbe potuto funzionare alla perfezione.

In Ferrari tutti sapevano che Hamilton avrebbe fatto una sola sosta, quindi valeva la pena rischiare. Essere davanti a Singapore, nella maggior parte delle occasioni vuol dire vincere per diversi motivi. Il primo è la conformazione del tracciato, il secondo è l’impossibilità di battagliare a lungo. Respingere un attacco vuol dire poter stare tranquilli per qualche giro, dal momento che chi segue non può stare per molto tempo a distanza ravvicinata.

Eppure, anche nei piani studiati meglio, c’è sempre un terzo incomodo.
Questa volta è stato Sergio Perez, oggi degno del Maldonado dei tempi migliori. Perez ha inutilmente battagliato con Seb per un giro, e tanto è bastato per far perdere la seconda posizione al tedesco. Stare un giro dietro Perez non ha permesso a Vettel di poter tirare fuori il tempone a pista libera per poter rimanere davanti a Verstappen. Per avere un’idea del tempo perso da Vettel, basti pensare che quando è rientrato aveva 2,5 secondi di vantaggio su Verstappen e l’olandese è stato quasi un secondo più lento del ferrarista durante la sosta. Tre secondi e mezzo buttati.

Molto probabilmente la Ferrari avrebbe potuto conservare il secondo posto se il muretto avesse optato per una strategia conservativa. Ma non è tempo per i ragionieri. Si doveva rischiare. Sfruttare al meglio le UltraSoft avrebbe potuto portare Vettel a battagliare con Hamilton o addirittura in testa alla gara. E sfruttare le coperture in modo ottimale avrebbe portato Seb ad avere un margine di sicurezza tale da rimanere tranquillo fino al termine.

Tuttavia, così non è stato e lo stesso Arrivabene ha ribadito che “chi ha vinto lo ha fatto con merito”.

A guardare l’altra Ferrari si capisce che le Rosse oggi non ne avevano. Raikkonen ha concluso una gara senza infamia nè lode, ma nel finale ha anche tentato l’attacco su Bottas prima che le alte temperature di Singapore gli imponessero di alzare il piede. Il finlandese ha comunque giocato la sua partita in un’ottica di squadra, gestendo al meglio il suo periodo di leadership e rientrando quando gli pneumatici erano quasi al di sotto della soglia di sicurezza.

A Sochi forse vedremo una Ferrari più competitiva, ma il morale è ormai a pezzi.
Prendere due ‘scoppole’ come quella di Monza e quella di Singapore metterebbe a dura prova la tenuta nervosa di chiunque.
Vedremo se la Ferrari riuscirà a risorgere dalle ceneri come la Fenice.

C’è comunque da dire che chi si aspettava una Ferrari vincente a Singapore, forse vive ancora nel 2017.
La Ferrari in questo 2018 non è stata mai incisiva nei tracciati stretti e tortuosi come accadde lo scorso anno. Monaco, Budapest e Singapore hanno chiaramente fatto capire che l’ottica della Ferrari è ormai focalizzata su altro. Avere una vettura competitiva ‘a tratti’ non è conveniente e la scelta di allungare il passo mantenendo un rake comunque moderato ha pagato fino a Monza (lasciando da parte il disastro della gara).

Quello che è certo però, è che l’abnegazione di due piloti e di due professionisti come Raikkonen e Vettel ci ha portato a sperare in un traguardo che sembrava inarrivabile qualche anno fa. E la Ferrari sta iniziando a rischiare, a tentare di fare la strategia per mettere in difficoltà gli altri, a trovare soluzioni inaspettate. La Ferrari sta crescendo nuovamente e la squadra riuscirà a raggiungere l’obiettivo.
Un certo Michael Jordan diceva “con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati”.
E il lavoro di squadra sta iniziando a dare i propri frutti, anche se ancora non sono del tutto maturi.

Credit Image: EPA

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