Come cambia il mondo, come gira il mondo. Era il primo settembre del 2024 quando Franco Colapinto, dopo il debutto in Formula 1 a Monza con la Williams, strappava i consensi della maggior parte della stampa e non solo. Era diventato l’oggetto del desiderio di molti, l’allora 21enne di Pilar, l’argentino spinto da un’intera nazione che per più di vent’anni non aveva più avuto la possibilità di supportare il/un beniamino di casa. Quella nazione lo spinge ancora, ma le cose sono cambiate un tantino. Fortemente voluto da Flavio Briatore in seno al team Alpine, che ha dovuto sborsare parecchi quattrini per assicurarsi le sue prestazioni, aveva atteso in panchina in attesa di una prevedibilissima sostituzione al posto di Jack Doohan al fianco di Pierre Gasly. Anche questa, naturalmente, è stata una scelta di Briatore, il quale non vedeva l’ora di gettare l’australiano nel secchio dell’immondizia per concedere una chance al figliol prodigo. Ebbene. Se Doohan nelle prime sei gare non era riuscito a far punti, dopo nove corse (in realtà otto, dato che non è riuscito a partire a Silverstone) non ce l’ha fatta nemmeno Franco. E Briatore, come spesso accade con le personalità forti, per usare un eufemismo, dopo un’iniziale difesa, non le ha mandate a dire. Naturalmente, con quell’incoerenza di fondo, ma anche “di superficie”, che da sempre contraddistinguono le sue dichiarazioni. Specificamente, nella conferenza stampa riservata alle personalità di spicco di ciascun team, in compagnia di Toto Wolff e James Vowles – proprio quel Vowles che tanto aveva creduto nella scelta di appiedare Sargeant per Colapinto -, Flavio ha prima ammesso di aver messo al numero 43 troppa pressione, al tal punto da sconfessare la scelta fatta a inizio stagione; poi, evidentemente, una zanzarina gli dev’essere ronzata nei pressi del suo orecchio. E ha cominciato a rimettergliene, di pressione, alludendo al fatto che avrebbe forse necessitato di più tempo per far parte del mondo della F1, e che però, malgrado l’impegno, da lui si aspetta di più. Come se, di pressione, “Franquito” non ne avesse già abbastanza, visto che formalmente il contratto di Colapinto si rinnova Gran Premio dopo Gran Premio. Al di là del fatto che le parole di Briatore, come quelle della maggior parte (per fortuna non tutti) dei protagonisti di questo sport, lasciano il tempo che trovano, è singolare constatare come è facile cambiare opinione su un ragazzo in base a come vadano una decina di corse. Nella vita e nello sport si fa in frettissima a dimenticare. Di quella buona azione che hai fatto il giorno prima, così come di quella bella corsa che hai disputato solo qualche mese prima. Colapinto, a Zandvoort, è stato autore di una delle sue corse più convincenti, terminata a un passo dalla zona punti. Pulito, costante, anche un po’ fortunato, ma fondamentalmente molto bene. Potrebbe essere più arduo spiegare come mai, con la Williams del 2024, pronti via, di punti ne aveva fatti cinque nelle prime quattro gare. Alla fine è una questione di trovarsi al posto giusto, al momento giusto, nell’ambiente giusto. Forse Franco, nell’Alpine, non ha trovato quello che faceva per lui. Ma d’altra parte, la Williams aveva già scelto Carlos Sainz. Non fosse stata fatta la scelta, è molto probabile che il secondo sedile della squadra di Grove l’avrebbe occupato proprio Colapinto. Ci saremmo sicuramente rispiarmati determinati interventi di Briatore, e al contrario, avremmo ascoltato con interesse agli spunti sempre particolareggiati di Vowles. Ma tant’è. Il destino di Franco appare segnato. Difficile riesca a invertire la tendenza, difficile che possa avere un colpo di coda, sebbene di gare alla fine ne manchino ancora nove; di tempo ce n’è ancora, e pur di non sconfessare se stesso, il buon Flavio farebbe carte false. Ma a volte, da certe parti, e non si sa perché, si fa fatica a ritrovare noi stessi. Per Colapinto, comunque, già il fatto di aver corso in F1 sarebbe stato impensabile fino all’anno scorso. Come raccontato in un approfondimento risalente al post Baku ’24, alla fine del 2023 non aveva nemmeno i fondi per disputare il campionato di F2. Era già parte dell’academy Williams, ma non sarebbe stato sufficiente. Gli argentini, allora, si diedero da fare, si unirono in quella che Giacomo Leopardi nella sua Ginestra aveva chiamato “social catena”, e permisero a Franco, con la forza delle voci, di trovare degli sponsor, tanti sponsor, pronti a sovvenzionare la sua carriera. Quegli stessi sponsor che sarebbero stati fondamentali per prendere il posto di Sargeant nemmeno un anno dopo. Era cambiato tutto. E oggi, è cambiato tutto un’altra volta. Forse si ha troppa poca pazienza, forse è andata bene lo stesso. È la somma che fa il totale. Come cambia il mondo, come gira il mondo.
Iscriviti al nostro Canale Telegram per ricevere tutti i nostri articoli sul tuo smartphone
Lascia un commento! on "Cool down lap | Zandvoort 2025"