Cool down lap | Barcellona 2025

Nico Hülkenberg, non solamente "il pilota senza podio"

Potrà mai un pilota che, in più di 230 gare di F1, non ha mai conquistato un podio, far rimanere sbalorditi per il suo talento? La risposta, ovviamente, è sì. Altrimenti questo articolo non avrebbe avuto modo di esistere. Bisognava pur partire da qualcosa. Ma è proprio da questa etichetta, quella del “pilota senza podio”, che tracceremo una riga. Cancelleremo tutti i tratti di matita, di penna, metteremo il bianchetto dove servirà. Nico, abbreviativo di Nicolas, Hulkenberg. Anzi, Hülkenberg. Con la dieresi sopra la u. Perché è importante scriverli bene, i nomi e i cognomi. Quinto, con la Sauber, a Barcellona, nello scorso Gran Premio di Spagna. Con tanto di sorpasso su Lewis Hamilton, lui che di podi ne ha 202. Certo, si dirà, aveva gomme migliori e magari la Ferrari di Lewis era soggetta a qualche problema. Fatto sta che la sverniciata è avvenuta. Lungi dal sottoscritto, però, parlare di Hamilton, che non si vuole screditare in alcun modo, che non appartiene a questo articolo che, di protagonista, ne ha uno solo: il classe 1987.

Nato il 19 agosto, si tratta del terzo pilota più anziano della griglia dopo Fernando Alonso e Hamilton. A quasi 38 anni, come i due campioni – lo spagnolo e il britannico – è ancora lì a sgomitare. Anche se lo ha sempre fatto nel mondo più “ovattato” del “centro gruppo”, mondo che il tedesco conosce come le sue tasche e anche di più. Sembrava che la Formula 1 lo avesse abbandonato, dopo il 2019; ultimo anno in Renault – bisognava fare spazio a Esteban Ocon – e sedili pieni. Ma la F1, in verità, non lo ha mai fatto. Nel triennio 2020-2022, ove ci fosse bisogno, era sempre la prima scelta: a Silverstone 2020, doppio appuntamento, sostituì Sergio Pérez causa Covid e, gettato nella mischia, dopo che non riuscì a partecipare alla prima gara (motore ko) nella seconda (nel GP del 70° anniversario) fece terzo in qualifica e settimo in gara. Sempre nello stesso anno, sempre causa Covid, venne chiamato in extremis per sostituire Lance Stroll. Ultimo in qualifica, concluse la corsa ottavo. Nico, poi, avrebbe dovuto attendere il 2022, questa volta per prendere il posto di Sebastian Vettel, a sua volta positivo al virus, nei primi due gippì del campionato. Nel frattempo la squadra, da Racing Point, era diventata Aston Martin. Non concluse a punti. D’altronde, a differenza della vettura 2020, questa era assai meno competitiva: 17esimo in Bahrein, 12esimo in Arabia Saudita.

Con risultati di tale rilievo, per quanto sempre ottenuti, raccolti, in quel vituperato mondo ovattato, Hülkenberg si era decisamente meritato una seconda chance, un ritorno come pilota titolare. Lo scelse il team Haas. D’altronde il ragazzo non avrà ottenuto nemmeno un podio, ma sarà mica un caso se, malgrado questo, è stato capace, a 36 anni, di tornare nella massima categoria dell’automobilismo? E, aggiungeremo, con che competitività: il biennio con la squadra americana è stato caratterizzato da prestazioni altisonanti, quasi inspiegabili, in qualifica, poi condizionate da difficoltà in gara a causa di una vettura che con le gomme non andava molto d’accordo perché le usurava troppo. Molto più nel 2023 (9 punti conquistati) che nel 2024, dove invece Nico raccolse la bellezza di 41 punti sfiorando la top 10 nella classifica piloti.

Adesso la sfida con la Sauber, ma più che altro la sfida che sarà, quando il team si chiamerà Audi. Hülkenberg, probabilmente, sarebbe rimasto in Haas. Il nome Audi gli ha suscitato qualcosa. Un tedesco al volante di una squadra tedesca, al suo debutto in Formula 1. Un team ufficiale, che produrrà telaio e motore. Il gioco, a ogni modo, varrà la candela. Ci azzardiamo a scrivere che non poteva non accettare. Lo deve a lui e a una carriera comunque bellissima. Molti si dimenticano che, nel 2015, vinse la 24 Ore di Le Mans con la Porsche. Lo meriterebbe, almeno un podio. Pole position, una, giri veloci, due, li ha già. Ma non si tratta solo di quello. Non è necessario, il podio, il Risultato, per farci capire della caratura del pilota. C’è tutto il “contorno”: quasi 250 gare. Che contorno, quindi, non è per niente. Perché è proprio questo contorno che lo rende così fuori dagli schemi. L’ovatta, a volte, bisognerebbe togliersela dalle orecchie. E anche dagli occhi. Per ascoltare quello che non si sente e vedere quello che non si scorge.

Immagine in evidenza: © @F1Wallpapers4K X profile

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di ventun anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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