La McLaren, a Miami, ha dominato. Doppietta nella Sprint race, doppietta nella gara domenicale. Oscar Piastri, dopo essere stato beffato dal compagno Lando Norris il sabato, si è rifatto con gli interessi vincendo la sua terza gara consecutiva. Non capitava, che un pilota di Woking si fregiasse di tale risultato, dal secolo scorso, quando Mika Hakkinen – tra il 1997 e il 1998 – fece sue le corse di Jerez, Melbourne e San Paolo del Brasile. Le statistiche, i numeri, difficilmente mentono. Chi ha vinto quattro gare dopo le prime sei tappe ha poi sempre vinto il campionato. Però, ed è vero anche questo, le statistiche servono per indirizzare, per orientare un ragionamento. E spesso ci azzeccano. Ma non sempre, poi, la realtà dei fatti conferma il quadro della situazione. Andando verso Imola Piastri è sicuramente l’uomo da battere. Ma non perché sia il pilota più veloce. Probabilmente Norris ha ancora qualcosa in più. Il fatto è che, in questo scorcio inaugurale di stagione, Oscar si è trovato meno nei guai di Lando. E questo, è vero, può essere una capacità, ma non sempre quello che ti succede – in una corsa automobilistica – dipende da te. Se qualcuno ti tampona da dietro, o ti prende in pieno, questo ha poco a che vedere con il talento, la bravura di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. A ogni modo.
A ogni modo, dicevamo, si ha la sensazione che – da parte dell’opinione pubblica, addetti ai lavori e non – il funerale di Norris siano già a buon punto, mentre dall’altra parte l’osannato (giustamente) australiano sia in procinto di organizzare la sua luna di miele. Peccato che siano passate solamente sei (6) gare. Esattamente un quarto di campionato. In precedenza, quando erano passate sei gare, si poteva già parlare di bilancio di metà stagione, o quantomeno di primo terzo di stagione alle spalle. Ora, che di gare le agende sono piene quasi da star male, bisogna parlare di ‘bilancini’, fatti con il misurino. Dovessimo, quindi, dilettarci in questa attività, le prime corse ci hanno consegnato il pilota numero 81 in uno stato di forma invidiabile: innanzitutto veloce, e poi costante, sia in gara che soprattutto in qualifica. La differenza con i due anni precedenti è rimarchevole. Per quanto, infatti, si era sempre detto, scritto di un pilota che avesse un potenziale importante, nei primi due anni Oscar è stato decisamente oscurato, adombrato dalla stella di Norris. Certo, Lando è più esperto, ma questo non avrebbe comunque dovuto giustificare determinate differenze apprezzatesi in più e più frangenti. I due, quest’anno, sono sostanzialmente alla pari, ma Oscar è riuscito a tradurre, a interpretare meglio le sue chance.
È una sensazione, e quindi prendetela come tale. Ma quello che si respira non sono tanto i famigerati errori sotto pressione commessi dal pilota britannico. Quanto, piuttosto, le sue difficoltà nel comprendere una vettura indigesta. Veloce, velocissima, schiacciasassi. Specialmente in Florida. Ma complessa da maneggiare, da pilotare. Almeno per il numero 4. Lui stesso, d’altronde, lo ha dichiarato. Sicuramente più complessa di come la stia trovando Piastri. Come scritto sopra, però, con 18 gare da disputare, sarebbe un errore proclamare Piastri campione. I momenti difficili arriveranno. Anzi, uno è già arrivato: Melbourne, prima gara. Norris sbaglia ma riemerge vincitore, Piastri sbaglia, si incaglia, poi reagisce e conclude nono. Ecco, come sempre. La capacità di reagire. Di cancellare almeno per un momento, di riordinare i pensieri e ricominciare. A Imola, questo fine settimana, la sfida riprende. Storicamente, si tratta di uno dei circuiti più congeniali a Norris. Che nel 2022 agguantò un podio quando la McLaren non era certamente a livello dei tre top team (Red Bull, Ferrari, Mercedes). Quel podio, quell’anno, infatti, si rivelò l’unico di un pilota che non sedesse nell’abitacolo di una di quelle tre monoposto. Ma non solo il 2022, per Lando. L’anno prima, nel 2021, un altro podio. E, infine, il 2024, dopo la ‘pausa forzata’ del 2023: un secondo posto che, a posteriori, aveva già fatto intuire qualcosa. Ovvero un cambio di gerarchie nell’ordine di competitività delle monoposto. Giù la Red Bull, su la McLaren. E però nella contesa per l’iride, tra i due litiganti, Max Verstappen non deve essere tagliato fuori. Non potrà (può) che essere lui, il terzo incomodo d’eccezione.
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