Dopodiché – Aragon | Così è. Se vi pare

Con fare caparbio, partiamo dall'avverbio

Dopodiché si è scoperto che la verità assoluta non esiste. Regna sovrano solo un relativismo che consente, ad ognuno, di vedere ed interpretare la realtà a proprio piacimento. Alternare la propria esistenza tra una caduta e una vittoria; completare la transizione da fratello di a ma non è che è il fratello?“; perseverare per pochi attimi in stato di quiete, per poi abbandonarsi ad un moto rettilineo cruciforme; spaccare l’opinione pubblica sul tuo status personale di pilota e persona, ed implicitamente invitarla a scegliere tra le opzioni vittima, stronzo o indifferente. Ma che la verità esista o meno, poco importa: di chi ha tentato ed è riuscito a vestirne i panni si ricorda, in ultima battuta, solo un grosso polverone.

Aragon ha permesso a Rins di far brillare il suo notevole talento. E per “brillare” non si intende, per fortuna, farlo detonare in un’area di ghiaia a caso lungo la pista. Le Mans, nonostante la sua gelidezza, doveva ancora scottare a sufficienza nella mente dello spagnolo: e allora via così, verso l’ennesima, estenuante, ma entusiasmante rimonta, marchio di fabbrica Suzuki, da quando prima Bridgestone nel 2015 ha deciso di ritirarsi, privando la casa di Hamamatsu, allora facente parte della categoria Open, della miracolosa gomma extra-soft (memorabile l’1-2 in qualifica a Barcellona); e quando, poi, Vinales ha deciso di emigrare verso lidi più blasonati.

E dire che Marquez l’avrebbe potuto fregare all’ultimo giro. No, non è Silverstone 2019 e non si tratta di Marc. Ah, ma lì la spuntò davvero Rins, vero. Fiu, salvo dal doppione col precedente articolo. Scherzi a parte, Alexrischiadi diventare una certezza. A lui il merito di aver mostrato, a favore di camera, una Honda finalmente scorrevole e guidabile. Per gli umani, si intende. Anche se i sospetti che i geni possano presto esprimere il loro fenotipo alla stessa maniera di Marc, aumentano di GP in GP. Orsù, però, smettetela di mantenere gli occhi sgranati: li avete così dalla staccata in curva 1 su Dovizioso! Ce li abbiamo, in verità. Ah, e lui era il raccomandato.

Poi c’è Mir. Mir-acoloso nel sfilare i suoi avversari all’ultimo curvone (battuto, in stile ed efficacia, solo da Marquez 2.0); Mir-acolato nel beccare la congiunzione astrale che vede tutti i suoi avversari al titolo dietro la sua GSX. Insomma: si punta – visto l’ilare gioco di parole – a quella cosa che inizia con Mir e termina per olo“. In mezzo, la “c“. Due le strade a cui può rimandare questa lettera, entrambe indispensabili: il famigerato “fattore c“, fondamentale in ogni aspetto della vita; e la costanza, quadrifarmaco che, da ora, permette a Joan di scrutare tutti da lassù senza aver ancora conquistato una vittoria. Piccoli Alzamora crescono.

Chi ben comincia, non è sempre detto che sia a metà dell’opera. Ahi ahi ahi, Vinales: neanche una partenza al fulmicotone ti salva dall’ennesimo crollo psicologico e prestazionale a metà corsa. L’ordine di gara, però, recita 4°: “mica male“, si potrebbe pensare. La classifica generale, poi, lo vede 3°: “è lì vicino!“. Il vero problema? Maverick è diventato “troppo prevedibile” (gliela rubo, signor Marco Melandri). Prevedibile esattamente come la raffazzonata gestione piloti di Ducati. Allevati per diventare migliori amici, messi poi nelle condizioni di creare, inavvertitamente, situazioni contrastanti, in grado di distruggere serenità, rapporti ed addirittura contratti. Leviamo l’addirittura: la lista è lunga, e Dovizioso – un giorno vittima, l’altro carnefice, e io devo essermi perso la prima puntata, evidentemente – e Petrucci non sono che la punta dell’iceberg. Che nel caso di Ducati, in pieno stile Titanic, ha mandato a picco la nave delle speranze dei titoli mondiali. E su quella zattera non c’è mai posto neanche per una persona.

Aragon, in sostanza, ci sussurra ad alta voce che più si va avanti, più le variabili tendono ad aumentare, contrariamente alle aspettative: spariscono le KTM, emergono Rins e Marquez; Quartararo, sotto pressione, fa zero a causa di una sotto pressione della gomma anteriore; chi va piano, va sano, va lontano e si chiama Nakagami. Insomma, tutto è imprevedibile oltre i confini del regno di Marc. E se ciò non vi piace…così è. Se vi pare. A Teruel. Dopodiché…

Immagine in evidenza: © TheLastCorner.it

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Autore

Francesco Carbonara
Francesco Carbonara, 20 anni, diplomato al liceo scientifico, studio Economia e Commercio a Bari. Benché amante dello sport in senso trasversale, il mio cuore è riservato solo a MotoGP, Calcio e F1. Le 2 ruote meglio vederle, le 4 meglio guidarle. Il mio fine? Trasmettervi, con limpidezza ed eleganza, la mia passione per il motorsport.

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