MotoGP | Recap metà stagione 2022: Yamaha

Con il Motomondiale ormai prossimo alla ripresa, andiamo ad analizzare la prima parte di stagione dei vari team: ora è il turno della casa di Iwata

Durante la ventennale storia della MotoGP più volte abbiamo visto una moto che va bene solo con un pilota: è successo con Valentino Rossi nei primi anni in Yamaha, nell’era Casey Stoner in Ducati o nelle ultime annate con Marc Márquez in Honda. Nella stagione in corso si sta verificando la stessa situazione con il campione del mondo in carica Fabio Quartararo, che ottiene vittorie e podi in sella alla sua Yamaha mentre i compagni di marca (Morbidelli, Dovizioso e Darryn Binder) faticano addirittura ad entrare in zona punti.

Un inizio in salita, poi la ripresa

C’è da dire che neanche la stagione del fuoriclasse transalpino era iniziata nel migliore dei modi: un nono posto nella gara inaugurale in Qatar, un ottavo in Argentina ed un settimo ad Austin, con unico podio lo splendido secondo posto di Mandalika sotto la pioggia battente, in condizioni storicamente poco congeniali al classe’99. Poi, nei sei appuntamenti successivi, la ripresa: tre vittorie (Portimao, Barcellona, Sachsenring) e due secondi posti (Jérez, Mugello), con Quartararo che non è salito sul podio soltanto in occasione del GP di casa, in Francia, concluso al quarto posto. L’unica battuta d’arresto è stata ad Assen, ultima corsa prima della pausa estiva, dove Fabio è incappato in una scivolata in un tentativo d’attacco ai danni dell’iberico Aleix Espargaró, incidente che lo costringerà ad effettuare un long lap penalty a Silverstone. La sostanza comunque non cambia: Quartararo è l’unico tra i piloti della M1 a riuscire ad estrarre il massimo potenziale del mezzo ed è emblematico il fatto che abbia ottenuto da solo tutti i punti siglati dalla casa di Iwata nel campionato costruttori.

Il tutto è dovuto alla guida estremamente efficace del talento di Nizza, abile a sopperire alla mancanza di potenza della sua Yamaha con un’estrema sensibilità in ingresso e percorrenza di curva, sulla falsa riga del suo illustre predecessore Jorge Lorenzo. Quartararo inoltre è dotato di una staccata poderosa, e si è visto bene al Mugello quando è riuscito a difendersi in rettilineo dalle Ducati di Luca Marini e Marco Bezzecchi nonostante la palese inferiorità del motore della sua M1. La sensazione è che comunque i limiti del mezzo consentano al pilota francese di esprimersi sui suoi livelli soltanto quando si trova in testa a dettare il ritmo, e non è un caso che le sue tre vittorie stagionali siano arrivate proprio in queste circostanze. Con la speranza che ad Iwata migliorino i propri punti deboli, Quartararo si candida sempre di più ad essere l’unico antagonista credibile di un Marc Márquez al top della forma.

Morbidelli e Dovizioso: che succede?

Gli italiani più deludenti della prima parte di stagione sono stati senza ombra di dubbio Franco Morbidelli ed Andrea Dovizioso. Il centauro italo-brasiliano, reduce dal brutto infortunio della stagione precedente, vanta come miglior risultato un settimo posto a Mandalika in condizioni di bagnato estremo, poi è letteralmente scomparso dai radar; Dovizioso, abituato ad una Ducati con caratteristiche diametralmente opposte a quelle della Yamaha, non è mai riuscito a sfruttare la ciclistica e la trazione della sua M1 e le sue prestazioni sono state ben al di sotto delle aspettative. Se il pilota forlivese è ormai avviato verso un mesto ritiro dal Motomondiale dopo il GP di Misano, per Morbidelli la seconda parte di stagione sarà decisiva per il suo futuro in top class: il campione del mondo Moto2 2017, come ha già dimostrato in passato, è un pilota capace di fare podi e vincere delle gare in MotoGP, ma dopo l’infortunio della scorsa stagione non è mai riuscito a ritrovarsi, deludendo notevolmente i vertici di Iwata. E l’ombra del funambolico Toprak Razgatlioglu incombe.

Darryn Binder: un esordio “ni”

Arrivato in MotoGP dalla Moto3 tra lo scetticismo generale a causa dei numerosi incidenti causati nella classe minore (il più discusso quello a Portimao’21, che costò il titolo a Dennis Foggia), il fratello minore del più illustre Brad ha smentito parzialmente l’opinione di colleghi ed addetti ai lavori. Certo, Darryn rimane un pilota non all’altezza della MotoGP, ma alcune prestazioni sono state ben al di sopra delle aspettative: parliamo delle gare di Barcellona e del Mugello, dove il classe’98 è riuscito, alla guida di una moto meno aggiornata, a precedere i ben più quotati Morbidelli e Dovizioso, ma soprattutto del GP di Mandalika dove, in condizioni estremamente difficili per un rookie, ha ottenuto uno splendido decimo posto. Con tutta probabilità Binder Jr. non farà parte della MotoGP nel prossimo anno e spera di ottenere un posto in Moto2, ma insomma…ci si aspettava decisamente di peggio.

Immagine in evidenza: © MotoGP.com

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