Cool down lap | Yas Marina 2025

Il Mondiale di Lando Norris secondo il sottoscritto

Lando Norris ha vinto il Mondiale di Formula 1 2025. Una frase che, nelle sue dieci parole, significa tutto e allo stesso tempo niente, perché vincere può significare tutto e allo stesso tempo niente. Vittoria può essere tante cose, e nel caso di Norris è stata (anche) la sublimazione di un modo di essere che non è stato scalfito dalle intemperie verbali, dagli attacchi gratuiti e da chi, anche il giorno dopo, ancora non è riuscito ad accettare come sia stato lui a far andare di traverso il quinto calice di vino a Max Verstappen, che è andato vicino a una rimonta che avrebbe avuto del maestoso. Il fatto che gli siano mancati due punti non toglie nulla all’olandese. Resta un recupero che conserverà un suo posto nell’albo delle imprese sfiorate. Ma come è paradossale constatare che il suo unico vero errore del 2025 è coinciso con il fallo di reazione nel Gran Premio di Spagna ai danni di George Russell, e che senza quello, a conti fatti, staremmo invece parlando di sorpasso confezionato e titolo in cassaforte. Discorsi, comunque, che lasciano il tempo che trovano, perché su ventiquattro corse, volendocisi mettere, di episodi se ne potrebbero trovare a bizzeffe; dovessimo ragionare in questi termini, a Norris mancherebbero i punti di Zandvoort, quando dovette ritirarsi per un problema di affidabilità, e quelli di Las Vegas, dove la sua MCL39 venne trovata irregolare al termine delle verifiche tecniche, e lo stesso discorso si potrebbe applicare sul conto di Oscar Piastri, alla fine terzo dopo aver guidato la classifica dal Gran Premio dell’Arabia Saudita a quello degli Stati Uniti (Austin), ovvero per la bellezza di quindici appuntamenti su ventiquattro. Va anche rimarcato come questa sia stata la prima volta nella quale tre piloti concludono una stagione con almeno quattrocento punti a referto. Più di quelli della Ferrari, che dopo Yas Marina si è fermata a trecentonovantotto. Ma questa è un’altra storia. Tornando a Norris, in tutta onestà, dopo quell’inconveniente tra le dune di Zandvoort, il sottoscritto aveva ritenuto molto difficile una rimonta su quell’Oscar Piastri. Poi il calo dell’australiano e la crescita dell’inglese quando ormai tutto sembrava perduto – e in questo senso il Gran Premio di Città del Messico, la prova di forza per eccellenza di Norris, è stato esempio d’eccezione – hanno fatto il resto. E poi la delicatezza del settimo campione del mondo più giovane della storia, a 26 anni e 24 giorni di età, capace di mettersi in secondo piano anche quando avrebbe forse avuto il diritto di prendersi la scena. E non per piaggeria, o ancora meglio per falsa modestia, almeno credo. Piuttosto, e semplicemente, perché questo è Lando Norris. Prendere o lasciare. Quello che a volte inciampa sulle parole, che si accartoccia su se stesso quando si tratta di esprimere dei concetti; quello che sorride anche per le cose apparentemente più superficiali; quello che si espone a costo di sembrare un debole, e che invece è il più forte di tutti proprio perché si sveste di quell’armatura da invincibile e, grazie alla forza dei gesti, rappresenta un esempio da seguire per chi si trova a dover affrontare un momento di difficoltà. E Norris ha dimostrato che chiedere aiuto, parlare, può essere una strada; e ancora, quello che ringrazia le persone che lo hanno aiutato lungo il cammino, e che strada facendo continueranno a rappresentare una parte di lui. Norris è Lando, e Lando è il suo gruppo di lavoro, i suoi genitori – presenti in questo caso anche fisicamente – e chi lo sostiene dal primo giorno, magari da una qualifica precisa, quella del Gran Premio d’Australia 2019, dove al debutto riuscì subito ad approdare tra i primi dieci. Talento fragile, alcuni diranno. Campione fatto e finito, altri affermeranno, salendo sul carro del vincitore basandosi solamente sull’esito e non sul percorso. Una definizione, io, faccio fatica a darla. Difficile incasellare degli esseri umani in un solo modo di essere. Di certo, se ha vinto lui e non un altro un motivo dovrà pur esserci. Per tutte le ragioni sopra elencate (forse), per la capacità di adattamento e l’aver scavato nella sua coscienza quando la strada si era fatta impervia (anche), per la spontanea naturalezza con cui ha (quasi) sempre affrontato la vita e le sfide che gli si ponevano davanti a lui. Come avevo già avuto modo di scrivere in uno dei precedenti lavori, non è certo questo successo che renderà Norris migliore o peggiore. Non è l’aver vinto un campionato che cambia la percezione che ho sul pilota Lando, tantomeno quella sul giovanotto Lando; nel grande schema delle cose, probabilmente da ieri, sette dicembre duemilaventicinque, qualcosa è cambiato; nell’universo più minuto, probabilmente da sempre, la giornata del verdetto non ha cambiato un bel niente. Il sogno di un bimbo, però, si è avverato. E un po’, anche quello di chi ne ha raccontato, vissuto e ammirato il suo essere così… essere. In sede di conclusione, colgo l’occasione per ringraziare chi mi ha permesso di scrivere per questo sito, dandomi la possibilità di crescere e migliorare potendomi esprimere nella maniera che preferisco. Parole in movimento. A volte caotiche, un po’ come la mia testa, altre un po’ goffe, simili più a un’accozzaglia di concetti senza né capo né coda che a un discorso organico e conciso. Se avete apprezzato, mi fa piacere, se avete anche solo cliccato uno dei duecentoventi lavori, da quello dell’otto giugno di quattro anni e mezzo fa, vi ringrazio di cuore. Cool down lap è stato un esperimento interessante, mi sono divertito e spero di continuare a poterlo presentare nel prossimo futuro. Con il cuore un po’ triste, ma senza alcun rimpianto, l’ultima curva di una bellissima avventura è stata percorsa. Un grazie anche a Lando Norris, che mi ha permesso di poter apporre la firma come meglio non avrebbe potuto essere.

Immagine in evidenza: © @McLarenF1 X profile

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Autore

Davide Attanasio
Ragazzo di ventun anni che prova a scrivere di macchine, che girando a velocità folli per tutto il mondo fanno battere il cuore e vibrare l'anima

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