Undercut: la vittoria di strategia della Ferrari a Monza

La Ferrari ha messo in atto una strategia perfetta, permettendo a Leclerc di spingere con entrambi i treni di gomme senza avere mai problemi di gestione

La Ferrari ha dimostrato a Monza di saper ancora fare le strategie. Non sappiamo se è stata pura fortuna o una scelta ponderata considerando anche un certo margine di rischio, ma la cosa certa è che è stata vincente. 
Proprio nella puntata di MotorRadio di lunedì avevo accennato a questa scelta perfetta, ma ora cerchiamo di capire perchè.

Le scelte della mescole

La Pirelli ha portato a SPA la gamma più dura di pneumatici disponibili: la C1. La Medium era la mescola C2, ed il compound C3 era la Soft. A Monza, la scelta fatta è stata simile, ma con la mescola C2 a fare la Hard.
Se si considera la differenza tra i due tracciati, questa scelta sembra essere la più logica, visto che a differenziare i tracciati è soprattutto la differenza di forze laterali. Queste, infatti, sono molto alte a SPA, molto basse a Monza, con solo la Curva Biassono (Curva Grande) e la Parabolica a fare da eccezioni. 

Essendo le forze laterali il principale motivo di generazione di calore per il pneumatico, la Pirelli ha ritenuto questa differenza di forze laterali come vera discriminante per la scelta delle mescole. 

La differenza tra gli asfalti

Altro fattore critico per la generazione di calore sul pneumatico, è l’asfalto.
Se a SPA abbiamo un asfalto molto abrasivo (considerato dalla Pirelli uno tra i più abrasivi, con un fattore di abrasione di 4 su un valore massimo di 5), a Monza abbiamo un asfalto molto più liscio (fattore di abrasione 3).
Più un asfalto è abrasivo, maggiore sarà la trazione, ma con una conseguente usura rapida del battistrada. 

Infatti, la stessa Pirelli riconosce due diversi livelli di aderenza forniti dall’asfalto (4 su 5 per SPA e 2 su 5 per Monza).

I parametri dettati da Pirelli

Un’altra conferma della grande diversità del lavoro degli pneumatici tra le due piste, arriva anche dai parametri imposti dalla Pirelli per i team: pressione di gonfiaggio e camber. 

A SPA è stata fissata una pressione massima diversa da Monza: in Belgio gli pneumatici posteriori dovevano essere più sgonfi rispetto a Monza, mentre in Italia i pneumatici anteriori dovevano essere più sgonfi rispetto a SPA. 

Questo perchè, una volta raggiunta la temperatura di esercizio, la pressione all’interno del pneumatico aumenta, e la differenza di pressione iniziale, tende ad annullarsi in esercizio. Questo vuol dire che a SPA gli pneumatici posteriori si scaldano molto di più che a Monza. Cosa diversa per l’anteriore, che si stressa molto nelle grandi curve in appoggio di Monza, mentre lavora meno nelle curve secche e veloci di SPA. 

Tuttavia, la minore deportanza aerodinamica di Monza avrebbe potuto portare le vetture a scivolare un pò sulle ampie curve. Quindi Pirelli ha optato anche per un camber più aggressivo per il Gran Premio d’Italia in modo da evitare questo scivolamento. Una vettura che scivola, tende a sviluppare maggiore calore sulle coperture, con conseguente aumento dell’usura. 

La gara di SPA 

A SPA si è visto un utilizzo massiccio della mescola C2, che nel Gran Premio belga era la Medium.
A differenza di Silverstone, dove si è visto un massivo utilizzo della C1, il tracciato delle Ardenne è meno aggressivo di quello inglese sugli pneumatici, quindi la scelta della C2 è stata quella che tutti i team hanno sposato. 

Il lavoro si è quindi incentrato sulle mescole più morbide, in modo da favorire la performance nelle curve veloci. 

La strategia della Ferrari a Monza

La Ferrari ha gettato le basi per la vittoria nella giornata di venerdì. La scelta di far avere a Leclerc un treno in più di pneumatici Hard, la permesso al monegasco di effettuare alcuni giri al venerdì per raccogliere dei dati importanti. Tuttavia, la giornata di venerdì non sembrava soddisfacente per via dei tempi sul giro alti del pilota numero 16. 

Invece in Ferrari hanno iniziato a fare analisi comparative tra SPA e Monza, comprendendo che il pneumatico Hard poteva essere la giusta scelta per provare a vincere. 

Avendo meno carico della Mercedes, la Ferrari tendeva un pò a scivolare nelle ampie curve del tracciato brianzolo. Questo scivolamento faceva surriscaldare gli pneumatici Medium, che quindi non avrebbero reso al meglio nè dal punto di vista prestazionale nè dal punto di vista della durata.
Inoltre, a dare un ‘aiuto’ indiretto a Leclerc, c’è stato il pit stop anticipato di Vettel: il tedesco ha montato le Hard al giro 6, quindi in Ferrari hanno raccolto dei dati importanti sul comportamento del pneumatico con la monoposto carica ed in condizioni di gara. 

Altra forza della Ferrari è stata la forza sui rettilinei. Andare così forte sul dritto, ha permesso a Leclerc di poter gestire al meglio il pneumatico nelle ampie curve, principale fattore di stress per le coperture. La combinazione di tutti questi fattori, ha permesso al muretto del Cavallino di elaborare una strategia vincente anche senza i due piloti nelle posizioni di vertice. 

Inoltre, al termine della gara, Mario Isola ha spiegato che la differenza di rendimento del pneumatico Hard è da imputare alle condizioni meteo: “Venerdì faceva molto freddo, quindi il pneumatico non entrava al meglio in temperatura. Oggi, ha funzionato bene anche grazie alle condizioni meteo”

La Ferrari ha quindi deciso di prendersi un rischio (seppur calcolato) passando direttamente dalla mescola più morbida a quella più dura. Va però dato atto ai tecnici ed agli strateghi Ferrari di aver rischiato e di averlo fatto a Monza. In caso di fallimento, il polverone mediatico li avrebbe seppelliti, ma come dice Richard Branson: “Il rischio è un elemento essenziale. Chi non assume rischi non può avere successo.”

Immagine in evidenza: ©Ferrari Media

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