Green Flag – No Sebastian, così i mondiali non si vincono!

Troppi errori possono minare la conquista del quinto titolo. Bisogna ritrovare lucidità e sangue freddo per portare a casa il titolo

So che con questo titolo scatenerò molte discussioni tra i lettori, ma così come avevo promesso a chi ci segue che dopo i vari Green Flag di critica alla FIA (che sembravano pro-Ferrari e anti-Mercedes, ndr) avrei redatto una puntata in cui non mi sarei risparmiato nei confronti di Sebastian Vettel.
Premessa. Penserete “chi sei tu per poter dire a Vettel cosa deve e non deve fare per vincere un mondiale, lui ne ha vinti quattro, sa come si fa”. Vi anticipo che lo penso anche io, infatti non sono qui per dar consigli al pilota Ferrari, ma per analizzare cosa ha sbagliato nel corso di questa stagione, con anche qualche riferimento al 2017, che lo ha poi portato a perdere lo scorso mondiale e a complicarsi la vita in quello in corso.

Tanti, troppi errori sono quelli commessi dal quattro volte campione del mondo. Non è un caso la sottolineatura. Proprio perché ha piazzato il poker di mondiali dal 2010 al 2013 sa quanto sia difficile chiudere il campionato al primo posto. Eppure sono due anni che sembra essere un Verstappen qualunque. Alterna week-end superlativi (vedi Canada e Belgio) a dimostrazioni che non farebbero pensare che lui sia a un passo dal numero di titoli di Fangio.

Può essere che la pressione di essere l’uomo che deve riportare il titolo a Maranello a 11 anni dall’ultimo, firmato dal compagno di squadra Kimi Raikkonen, giochi brutti scherzi, ma se vuoi vincere devi saper controllare il tutto, specialmente se il tuo rivale si chiama Lewis Hamilton che fa cilecca due/tre volte a stagione e registra uno zero ogni ad ogni rotazione di Urano intorno al Sole.

Quest’anno Seb ha peccato di arroganza, forse perché sapendo di avere la vettura migliore del lotto (a mio modesto parere) pensa che tutto gli sia concesso. No! Sbagliato. La SF71H può essere la migliore, ma non a livello delle Mercedes dalla W05 alla W07 che, nel peggiore dei casi, se non vinceva arrivava seconda. La monoposto di Brackley è un’avversaria tosta e con Valtteri Bottas che si presta a fare il maggiordomo del residente al numero 44, la strada è piena di ostacoli (figura indegna quella di Monza, ma ne parleranno altri in sedi adeguate).

Vettel si mostra essere recidivo soprattutto in partenza. Troppe banalità quelle del #5 allo spegnimento dei semafori o nei primi chilometri. Oggi è stato forse il culmine. Alla Roggia, attaccato all’esterno dal rivale, ha tentato una manovra impossibile buttando via la gara dopo 1.5 km davanti ai suoi tifosi che speravano di vederlo trionfare. Bravo se l’avesse tenuto dietro, ma non è possibile giocarsi la vittoria così come se fosse l’ultima chance di star
e davanti. E non è la prima volta che fa qualcosa del genere. Lo stesso episodio è accaduto a Le Castellet tre mesi fa, quando in curva 1 ha centrato Bottas per cercare di guadagnare una posizione, ma alla fine anziché secondo ha chiuso quinto, quando nel peggiore delle ipotesi avrebbe tagliato il traguardo terzo. Stessa situazione a Shanghai quando nel tentativo di restare primo ha chiuso la porta a Raikkonen costringendolo a perdere una posizione che gli è poi costata la vittoria a causa dell’undercut di Bottas. Tornando all’anno scorso come non citare le pole position a Singapore e in Messico vanificate da incidenti dopo il via prima con Verstappen e Raikkonen e poi con lo stesso Max e Hamilton. Ecco! Non è la prima volta che sbaglia al primo giro. Quando sarà il momento di imparare la lezione?

Tra gli altri episodi chiave della stagione che potrebbero minare la conquista del quinto iride sono il tentativo di sorpasso a Bottas a Baku che lo ha portato a perdere due posizioni anziché guadagnarne una. Se lo avesse passato, probabile che ora sarei qui ad elogiarlo, ma ritengo che la manovra è stata troppo azzardata a prescindere.

Un capitolo importante è segnato dalla seconda sfida di questo mondiale Sebastian Vettel vs La Pioggia. Quando l’asfalto si bagna il 5 Rosso si perde. Per fortuna che le prime gioie in Toro Rosso e le prime con la Red Bull le ha conquistate tutte sotto la pioggia, addirittura facendoci emozionare con giri spaventosi fatti con un singolo tentativo. L’Episodio con la E maiuscola non può non essere Hockenheim. Inizia a scendere la pioggia, ok che le gomme erano usurate, ma non era l’unico ad averle, nel tornatone del motordrome troviamo la Rossa piantata nella sabbia contro le barriere. Un quattro volte campione del mondo che diventa l’unico a sbagliare in condizioni critiche. La situazione diventa peggiore se pensiamo che aveva 10 secondi di vantaggio su Bottas secondo, discreto margine che poteva agevolmente amministrare. Meno gravi ma sicuramente degni di nota sono le qualifiche di Budapest e Spa dove la Ferrari sull’asciutto aveva le carte in regola per poter prendere la pole e forse monopolizzare la prima fila, ma che con il cambiamento atmosferico ha sparigliato le carte. Asfalto bagnato e Seb in crisi, come mai? Per quanto riguarda queste due sessioni di qualifica non mi sento di essere abbastanza duro nei suoi confronti perché tutto dipende anche dal tipo di assetto della SF71H e dalle diverse posizioni in pista di Hamilton e Vettel che potrebbero aver avvantaggiato uno e svantaggiato l’altro.

Ricapitolando le situazioni del 2018, Seb ha perso probabilmente tra i 7 e i 10 punti per la partenza in Cina, 16 a Baku (6 per le due posizioni perse e 10 per quelle guadagnate da Hamilton), 5 punti in Francia (per il quinto posto anziché l’abbordabile terzo), tra i 3 e i 10 punti in Austria (per la dubbia penalità in qualifica che avrebbe potuto portarlo alla vittoria se fosse partito più avanti, ma non ne ho parlato proprio perché non ho la sicurezza di cosa avrebbe potuto fare), 35 punti in Germania (25 quelli persi da lui senza la vittoria e 10 guadagnati da Hamilton passando da possibile terzo a vincitore), dai 14 ai 17 in Ungheria (7 punti in più per la possibile vittoria di Seb, 10 in meno di Lewis nel caso di doppietta Ferrari) e 23 a Monza (13 in meno di Seb per possibile vittoria mancata e i 10 in più di Lewis contro il possibile terzo posto senza problemi alle Rosse). Sommando il tutto sono 116 punti buttati via da Vettel per tutte queste occasioni sprecate. Togliendo l’Ungheria e l’Austria in cui non è stata totalmente colpa del tedesco, o comunque sono episodi che possono capitare, i punti realmente persi per suoi errori sono 89. Questo vuol dire che al netto di queste mancate opportunità ora potremmo parlare di un Vettel al comando con più di due vittorie di vantaggio (+59 punti) sul suo avversario diretto a 7 gare dal termine.

Quando Vettel sbaglia il cannibale Hamilton riesce a massimizzare il risultato. Basti guardare Singapore 2017, Baku, Paul Ricard, Hockenheim e Monza 2018 in cui il tedesco ha gettato al vento una miriade di punti e l’inglese ogni volta ha portato in cascina i 25 punti. Al contrario quando il pilota Mercedes sbaglia (raramente), l’alfiere di Maranello difficilmente conquista il massimo del bottino (vedi Sochi e Spielberg 2017 con crisi di Lewis e Seb 2° oppure Spielberg 3° con Lewis ritirato e Seb 3°)
Come dice Maurizio Arrivabene “Piedi per terra e testa bassa”. Matematicamente con 30 punti di ritardo nulla è perduto, ma dalla prossima tappa a Singapore bisogna diventare freddi, calcolatori e soprattutto bisogna smettere di commettere errori da principianti, altrimenti così non si vincono i mondiali.

Immagine in evidenza: ©

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1 Comment on "Green Flag – No Sebastian, così i mondiali non si vincono!"

  1. Sarà davvero il pilota giusto per riportare il titolo in casa Ferrari? Credo che, salvo problemi alla macchina, sarà tosta recuperare i punti a un Hamilton versione Monza.

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