Che gara, a San Paolo del Brasile, sul circuito di Interlagos. Si potrebbe definire, quasi per tutti, il fine settimana dei “weekend perfetti”, e scusate per la ripetizione, sebbene in due lingue diverse. Quasi per tutti. Promosso all’esame, naturalmente, Lando Norris. Il vincitore. Al top in tutte le sessioni, in tutte le condizioni, nessuna sbavatura di rilievo, specialmente nelle fasi di maggior tensione. Come non menzionare la partenza. Anzi, le partenze. Sia al sabato, nella gara sprint, che nel Gran Premio della domenica, aveva dietro un Andrea Kimi Antonelli con gomme morbide (contro le sue medie), che garantiscono una maggiore aderenza favorendo abbrivi più minacciosi. Eppure, non ha tremato. Ed è da un bel po’ che non gli succede al via. E poi, tutte le ripartenze dopo le varie safety-car/bandiera rossa, gestite alla grande, per non parlare della costanza nel ritmo gara. Insomma, tutto bene, anzi benissimo. E anche la classifica sorride. Nel weekend brasiliano, Norris ha guadagnato ben ventitré punti nei confronti di Oscar Piastri, che al contrario è incappato nell’ormai ennesimo fine settimana negativo. E bene gli è andata che non abbia danneggiato la sua monoposto nell’incidente che gli è costato una penalità di dieci secondi. Alla fine quinto posto, e una tendenza che non accenna a invertirsi. Paradossale come chi era stato individuato, anzi etichettato, come uomo di ghiaccio, imperturbabile, abbia perso l’orientamento, mentre il gracile, fragile Norris sia salito di colpi da ormai cinque-sei appuntamenti. E quel perdere l’orientamento non è tanto dal punto di vista dei risultati, o della velocità pura. Non credo che Piastri abbia improvvisamente perso il ritmo per fattori mentali. Anzi. Piuttosto, credo sia una questione tecnica, di sensazioni al volante andate smarrite. Quello che sorprende è la mancanza di lucidità nelle scelte, ed è qui che si evidenzia la crisi, o quantomeno il periodo difficile, anche dal punto di vista mentale. Mosse senza capo né coda, rischi presi senza criterio, e tanti errori, da Baku in avanti. In sintesi: è come se la macchina non si comportasse come prima, e nel cercare di ristabilire quel rapporto, quei sentori, la confusione l’avesse (e la stia facendo) fatta da padrone. Al contrario Norris, quando ha avuto le sue gatte da pelare a inizio annata, con una MCL39 specie per lui difficile da guidare che non gli garantiva di esprimersi come sa, fatta eccezione per l’errore di Montréal, in gara ha sempre portato a casa la pagnotta, mentre Oscar è/sta naufragando in un buco nero dal quale non sembra in grado di riprendersi. Tutto, certo, può ancora cambiare, 83 i punti ancora da assegnare, ma l’impressione è che il campionato abbia preso la sua via definitiva. Con buona pace anche di Max Verstappen, autore di una corsa da capogiro iniziata dalla pit-lane e terminata in terza posizione. Dopo la clamorosa eliminazione in qualifica, i tecnici di Milton Keynes hanno ribaltato la macchina (sostituendo anche la power unit) una volta resisi conto di aver combinato un disastro. E la cosa ha pagato i suoi dividendi. Peccato perché, fosse partito più avanti, avrebbe dato eccome del filo da torcere a Norris. Meraviglioso anche Antonelli: costante, pulito, preciso, efficace, ma soprattutto veloce. Secondo podio stagionale dopo quello del Canada, e soprattutto secondo weekend in cui si mette dietro George Russell, buono nulla più in quarta posizione. Ma ciò non toglie nulla all’annata del numero 63, strepitosa. Non si comprende come i discorsi debbano sempre essere bianco/nero, come le sfumature siano come sparite dal vocabolario delle analisi. Che difatti, somigliano più a discorsi da bar che a salotti di un certo livello. A ogni modo. Tanti punti e tanta fiducia per Kimi. C’è da dire, tuttavia, che al bolognese è anche andata bene, nell’episodio già citato della ripartenza, in quella situazione con Piastri e Charles Leclerc. Il monegasco, al contrario, non può decisamente dire lo stesso. Se Piastri ha sbagliato, è vero che Antonelli lo chiude forse con troppa ingenuità. Non c’era bisogno di stringere così tanto: aveva il vantaggio di linea, e Piastri aveva frenato troppo tardi, ergo l’australiano si sarebbe autopenalizzato. Quanto alla Ferrari, inutile dedicargli più di un paio di righe: Leclerc, incolpevole, avrebbe potuto costruire un solido fine settimana, portando punti alla causa di Maranello, mentre Lewis Hamilton si è fregato da solo causa tamponamento nei confronti di Franco Colapinto, che gli ha provocato ingenti/decisivi danni al fondo. Chi continua a brillare è invece Ollie Bearman. Prestazione magistrale del britannico del team Haas: sesto, con un vantaggio imbarazzante nei confronti dei suoi avversari lato centro gruppo, i quali sono arrivati tutti insieme. Che dire pure di Liam Lawson e Nico Hülkenberg, a punti con una sosta sola. Il tedesco si è addirittura fatto la bellezza di quasi quaranta giri sulle morbide. Tutti contenti, o quasi, a San Paolo del Brasile. Gara movimentata, strategica, con tanti sorpassi e battaglie appassionanti. Rimonte da ricordare e un campionato sempre più indirizzato. Non tanto nella matematica, quanto nel suo sviluppo.
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