WTCR 2020 sempre più vuoto. A rischio la partecipazione di Alfa Romeo

31 CECCON Kevin, (ITA), Team Mulsanne, Alfa Romeo Giulietta TCR, action during the 2019 FIA WTCR World Touring Car cup of Malaysia, at Sepang from december 13 to 15 - Photo Florent Gooden / DPPI

Continua la serie di abbandoni al termine del 2020. Dopo Volkswagen e Audi, anche Romeo Ferraris annuncia l'addio. Niente Alfa Romeo in pista il prossimo anno

Il FIA World Touring Car Cup, nato dalla fusione del morente WTCC e del nuovo TCR, è stato creato con l’intento di ridare linfa alla massima espressione delle vetture turismo. Con auto meno sofisticate rispetto al passato, e quindi più economiche, questo campionato ha ridato ai tifosi le numerose battaglie che ne hanno caratterizzato la storia a metà anni 2000.

Con le case non più coinvolte in modo ufficiale, ma solo attraverso la fornitura delle vetture a team clienti, ha permesso un maggior numero di vetture in pista e un maggior equilibrio prestazionale, grazie alla riduzione dei costi annuali.

Se da un lato ci sono stati punti a favore di questo nuovo campionato, dall’altro però ci sono anche quelli a sfavore dopo solo due anni. Anche se definirli tale sarebbe sbagliato.

Tra 2018 e 2019 a prendere parte al WTCR abbiamo visto otto diversi costruttori. Al termine della prima stagione la Peugeot ha deciso di non continuare, lasciando così il suo posto alla new entry Lynk&Co. Ben più grave è la situazione al tramonto di quest’anno. Dopo l’annuncio dell’addio di Volkswagen e quindi di Audi, arrivano ora conferme quasi certe di una partenza anche di Alfa Romeo.

La casa del Biscione è stata l’unica a non essere mai coinvolta in maniera ufficiale all’interno del WTCR. A preparare le vetture del marchio milanese, infatti, ci ha pensato Romeo Ferraris, che per due anni ha portato sulle piste mondiali la Giulietta.

I motivi del probabile abbandono del team privato sono essenzialmente due. Il primo è il nuovo impegno per la stagione 2020, ovvero la realizzazione della Alfa Romeo Giulia in versione elettrica, per partecipare al neonato ETCR, campionato di vetture turismo elettriche.

Non esistendo una versione ufficiale elettrica della Giulia, Romeo Ferraris ha dovuto realizzare in proprio questo progetto, senza aiuti dalla casa madre. Lo sforzo per la realizzazione di questa nuova vettura ha costretto quindi il costruttore di Opera a dedicarsi esclusivamente alla categoria elettrica.

A dare man forte a questo possibile addio ci sono anche le parole di Kevin Ceccon, dopo il secondo posto ottenuto in Gara 3 a Sepang dieci giorni fa. Il pilota bergamasco aveva infatti detto: “Penso sia il momento di essere anche un po’ egoisti, ho dimostrato che sono uno veloce in tutte le situazioni, capace di salire sul podio anche sotto la pioggia, sull’asciutto o in condizioni mutevoli. Credo che dovrei essere ancora nel WTCR il prossimo anno, quindi spero di trovare un sedile per il 2020.”

Il secondo motivo che spiega l’addio di Alfa Romeo al WTCR è anche l’anzianità della Giulietta. La vettura meneghina compirà dieci anni nel 2020, mentre la maggior parte delle vetture al via il prossimo anno avrà meno di cinque anni, ad esclusione della Cupra León. La Giulietta è quindi arrivata a un punto in cui il suo sviluppo potrebbe non essere più possibile.

Mentre sia Volkswagen, sia Audi non forniranno più supporto alle rispettive Golf TCR e RS3 TCR, cancellando tutti i propri impegni in giro per il mondo, Romeo Ferraris continuerà a correre nei campionati nazionali. Non è nemmeno del tutto certo che nel 2020 non vedremo una Giulietta al via della prossima stagione. L’unica certezza è che Romeo Ferraris non sarà in pista in prima persona. Continuerà infatti a preparare vetture per un team privato, nel caso ci fosse.

Con questa serie di abbandoni, la griglia di partenza del FIA WTCR 2020 diventa sempre meno folta. Dalle 26 vetture di quest’anno, attualmente lo schieramento ne conterebbe solo 16. Queste sarebbero le quattro Hyundai, le quattro Lynk&Co, le quattro Honda e le quattro Cupra.

Immagine in evidenza: © FIA WTCR Media Press / Florent Gooden / DPPI

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