Michael Schumacher e Lewis Hamilton: uguali solo nei numeri

Michael Schumacher e Lewis Hamilton si somigliano sì, ma solo nei numeri. Da quando il 35enne di Stevenage ha raggiunto quota 91 vittorie si è aperto un dibattito senza confini su chi sia il migliore di sempre. Nelle prossime righe vi spiego perché, secondo me, il confronto statistico non sia attendibile nel paragonare epoche e contesti diversi.

8 OTTOBRE 2000 – 11 OTTOBRE 2020: HAMILTON EGUAGLIA SCHUMACHER

Domenica 11 ottobre 2020, nel circuito tedesco del Nürburgring Lewis Hamilton raggiunge quota 91 successi, un numero che prima del fine settimana tedesco poteva essere associato al solo Kaiser di Kerpen: Michael Schumacher.

Due figure accomunate dal numero di volte in cui, vittoriose, hanno conquistato il gradino più alto del podio e, di conseguenza, il trofeo più ambito. Ma il numero di successi rappresenta anche il capolinea del confronto, perché Lewis Hamilton e Michael Schumacher non hanno niente che li possa rendere simili, a partire dalle origini da cui derivano, se non il talento posto alla base di un percorso di crescita personale e sportiva culminato con i numerosi titoli iridati conquistati.

STATISTICHE: CARTA CANTA?

Personalmente reputo importanti le statistiche, senza di esse poco si potrebbe fare nel caso in cui l’obiettivo fosse quello di stabilire un paragone tra più piloti, anche di diverse epoche.

Tuttavia non considero il cosiddetto “numero” un elemento utile per trarre conclusioni su chi sia stato più o meno forte in pista. Il numero di successi dà la dimensione iniziale, direi addirittura superficiale, di un personaggio sportivo, ma da quella base solida ed immutabile si deve partire aprendosi a strade che fanno della soggettività il vero comune denominatore.

C’è chi reputa Lewis Hamilton il più forte di sempre; chi crede che il migliore in pista sia stato Michael Schumacher e chi sostiene che il primato sia da attribuire ad Ayrton Senna da Silva. C’è anche chi, e questo è fondamentale come esempio, reputa Gilles Villeneuve il pilota più talentuoso nella storia della Formula 1 nonostante le 85 vittorie in meno di Lewis Hamilton e Michael Schumacher.

Ogni preferenza porta con sé diverse tesi atte a manifestare la superiorità di un determinato pilota su tutti gli altri, talvolta avvalendosi di dati, le famose statistiche, altre volte di indelebili imprese rimaste negli annali grazie ai racconti di appassionati ed addetti ai lavori.

Ma c’è un pilota, una figura di spicco, capace di ergersi al di sopra di tutto e tutti basandosi sui soli risultati? Personalmente, no. Non è esistito, non esiste e non esisterà mai un pilota più forte, proprio perché il concetto di forza è relativo, va contestualizzato ed interpretato a seconda del periodo di cui si discute.

Reputo inutili, dunque, tutti i dibattiti su chi sia il pilota migliore di sempre, soprattutto se l’argomentazione si affida alle sole statistiche, troppo condizionate da eventi che una “tabella di tempi” non può raccontare se non con l’aiuto di uno o più interlocutori che spieghino come si sia arrivati ad una determinata classifica.

IL “MIO” MIGLIORE DI SEMPRE: POCHI NUMERI, TANTE EMOZIONI

Il mio cuore virerà sempre verso Kerpen; la scelta ricadrà su Michael Schumacher perché con le vittorie, tante, e le sconfitte, relativamente poche, del “Kaiser” sono cresciuto. Sono nato nel 1997, perciò i ricordi più nitidi si riferiscono agli inizi del nuovo millennio, quando Schumacher e Ferrari dominavano nella massima categoria dell’automobilismo.

Ciò nonostante ho vissuto anche i momenti più opachi dell’Alleanza Kerpen – Maranello: il disastroso 2005 e l’amaro finale di stagione del Campionato Mondiale 2006.

Due fasi diverse, agli antipodi. La prima in cui era facile sostenere la Ferrari e lo stesso Michael, la seconda più difficile, quella che ha aperto la via del primo ritiro annunciato nella conferenza stampa post Gran Premio d’Italia 2006. Poi c’è stato il ritorno con Mercedes nel 2010, per un triennio concluso con pochi sorrisi, e qui vorrei ricordare la Pole Position nel Gran Premio di Monaco 2012, ma con la consapevolezza di poter essere ancora competitivo nonostante l’età.

Non c’è un motivo particolare per cui mi riferisca sempre e solo a Michael Schumacher quando mi si pone la fatidica domanda “chi, per te, è il pilota più forte della storia?”. Le statistiche mi forniscono un grande aiuto certo, perché dai numeri si parte per analizzare la carriera di un pilota, ma esse rappresentano solo una minima, quasi impercettibile, motivazione per cui io preferisca Michael a tanti altri.

Quando spiego cosa significhino per me le parole “Michael” e “Schumacher” prendo in considerazione sì la già citata infanzia, ma anche ciò che ho studiato ed imparato solo più tardi grazie al supporto di film, documentari, libri e racconti di chi ha vissuto nel paddock insieme a lui.

Ed ecco perché non cito mai i cinque titoli raggiunti con la Scuderia Ferrari, bensì mi avvalgo del percorso che le due parti hanno intrapreso nel lontano 16 novembre 1995, in quel di Fiorano, quando Michael Schumacher scese in pista con la Ferrari 412 T2 per la prima sessione di test con la tutta rossa contraddistinta dall’iconico Cavallino Rampante. Un percorso giunto a maturazione domenica 8 ottobre 2000, a Suzuka, quando il “Kaiser” riportò il titolo iridato a Maranello ventuno anni dopo Jody Scheckter (Campione con la Rossa nel 1979).

I quattro anni precedenti (1996 – 1999) rappresentano a pieno il Michael Schumacher pilota e uomo, tutto ciò che reputo sufficiente per piazzarlo in testa alla classifica dei piloti più forti nella storia della F.1. Personalmente, appunto.

CONCLUSIONI

Non ci sono numeri, ci sono solo e soltanto sensazioni soggettive, uniche e descrivibili fino ad un certo punto. La statistica è un dato di partenza oggettivo al quale, in conclusione, va allegata un’argomentazione atta a dimostrare perché si ritenga qualcuno più forte di qualcun altro. Ma finisce lì, poi si è obbligati ad inserirsi in una sfera emotiva personale, talmente suscettibile da creare divergenze anche in noi stessi, a volte attratti da una o dall’altra caratteristica di ciascun pilota per motivi lontani dal freddo e asciutto numero.

Non paragonate Michael Schumacher a Lewis Hamilton, se non aggrappandovi ai soli numeri, gli unici strumenti che permettono a noi spettatori, ai tifosi e agli addetti ai lavori di confrontare le figure di spicco in settant’anni di Formula 1.

Immagine in evidenza: ©

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