Green Flag – Perché la gara di Vettel non può essere un bicchiere mezzo pieno

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L'analisi del perché il secondo posto di Vettel non può essere un risultato positivo, dati anche i precedenti sul circuito di Suzuka

Nota bene: Per chi non conoscesse questa rubrica (Green Flag), voglio chiarire che è un mio spazio personale, in cui esprimo mie opinioni e analizzo situazioni dal mio punto di vista, cercando di essere allo stesso tempo il più oggettivo possibile. Per questo motivo le mie motivazioni potrebbero essere differenti da quelle di altri, ma comunque mi esprimo sempre nel rispetto di chi svolge il proprio lavoro.

Fatta la premessa, addentriamoci nel fulcro di questa analisi ovvero perché il secondo posto di Vettel non può essere visto positivamente? Innanzitutto perché se conquisti una pole stratosferica alle 4 del mattino, non puoi gettare al vento una vittoria tre ore dopo, prima del via del Gran Premio.

Lasciando perdere però la tipica affermazione scontata che se fai la pole, devi cercare anche di vincere una gara, andrei ad analizzare in particolare alcuni dati.

Pole, vittorie e leader del primo giro a Suzuka

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Leader del primo giro

Prendiamo in analisi gli anni in cui il Gran Premio del Giappone ha avuto casa a Suzuka. Nel corso delle 31 edizioni della gara disputata a Suzuka, è accaduto solo due volte che un pilota partito dal 3° posto in poi si ritrovasse leader al termine del primo giro. La prima e unica volta in cui è successo “recentemente” risale al 2013. Quell’anno sia Webber che Vettel, scattati in prima fila, non furono rapidissimi, lasciandosi sfilare dalla Lotus di Grosjean.

Oltretutto, prima di Grosjean, a Suzuka, nessuno era mai riuscito a chiudere il primo giro al comando partendo fuori dalla prima fila. Ovviamente non teniamo in considerazione il 1990 quando Berger si ritrovò al comando, dopo il contatto volontario di Senna contro Prost. Questo può significare che il tracciato di proprietà Honda non permette grande possibilità di guadagnare posizioni al via, se si parte nelle prime file.

Vincitore del Gran Premio

Per quanto riguarda invece le vittorie ottenute partendo dalla seconda fila in poi, prima di Bottas, solo in due ci erano riusciti. Questi sono stati Kimi Raikkonen nel 2005, il quale partì addirittura 17°, e Fernando Alonso l’anno successivo. Lo spagnolo, a differenza dei due finlandesi, scattò dalla terza fila con il quinto tempo. Se prendiamo in considerazione l’intera storia della gara di Suzuka, solo cinque volte ha vinto un pilota non partito in prima fila. Se però escludiamo il 1989 con la squalifica di Senna e l’anno successivo con il contatto al via tra il brasiliano e Prost, solo in tre occasioni si è verificato questo avvenimento.

Dati alla mano si potrebbe dire che se parti in prima fila, hai quasi la certezza di poter concludere in testa il primo giro e di poter trionfare a fine gara. Una certezza che Vettel e Leclerc hanno smentito quest’anno aggiornando due statistiche risalenti rispettivamente al 2013 e al 2006.

Breve parentesi Leclerc

Ci tengo a precisare che quanto mostrato oggi da Leclerc non è accettabile. Anche lui non ha avuto una partenza eccezionale, finendo per perdere la posizione su Bottas e a ritrovarsi nel gruppone, con conseguente contatto con Verstappen. Aggiungendo la disobbedienza nei confronti del team che chiedeva di rientrare ai box, si può dire che anche il monegasco ha contribuito alla disfatta di oggi.

Perché la gara di Vettel è un bicchiere mezzo vuoto?

Quel che porta a fare questa considerazione è l’opinione dei tanti tifosi di Vettel sui social. Per loro la gara di oggi è stato un capolavoro del tedesco che è riuscito a tener dietro un Hamilton “aggressivissimo”. Oltretutto “più di così non poteva fare contro un Bottas imprendibile e una Mercedes spaziale, con una Ferrari non all’altezza.

Sul fatto che oggi le Frecce d’Argento avessero un passo gara nettamente superiore a quello della Rossa non c’è alcun dubbio. Dire che però Vettel ha dovuto fare spalle larghe contro Hamilton è un po’ una presa in giro. Lo è perché in fin dei conti l’inglese ha tentato l’attacco sul tedesco al massimo in un paio di occasioni, non di più. Inoltre, come mostrato in precedenza, i dati portano a dire che se parti in prima fila, la probabilità di vincere è tra le più alte in campionato. Probabilmente sotto solo a quella di MonteCarlo.

In fin dei conti, anche se la SF90 non fosse all’altezza delle prestazioni in gara della W10, la conformazione del tracciato nipponico avrebbe potuto favorire la Ferrari. Ancora una volta, però, per l’esattezza l’ottava nelle ultime undici occasioni, quando Vettel è scattato dalla pole, non ha poi vinto la gara.

Quella di oggi è quindi un’occasione d’oro gettata nelle ortiche prima ancora che la gara partisse. Una possibilità che avrebbe fatto bene alla squadra e soprattutto al pilota. Un modo per Vettel di mostrare ancora una volta il suo potenziale da quattro volte campione del mondo. Una chance sprecata che non può essere nascosta dietro a un secondo posto. Un argento sbiadito che più che una conquista resta un contentino di un’oro scintillante lontano, ma non troppo.

Immagine in evidenza: © F1 Twitter

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