Green Flag – Alonso-Honda, un matrimonio impossibile da sopportare

Continua il martirio di Alonso nel suo rapporto con i motori Honda che lo fermano anche alla Indy 500

Fernando Alonso sembra essere destinato all’eterna dannazione. Dopo due anni e poco più, dopo 43 Gran Premi con la McLaren-Honda lo spagnolo ha deciso di saltare una gara di Formula 1, forse una delle più importanti dell’anno, forse l’unica in cui avrebbe potuto cogliere punti in questa stagione, per volare in America e disputare la sua prima 500 miglia di Indianapolis. A differenza di quanto accaduto nel 2015 quando Ron Dennis negò al pilota di Oviedo di correre alla 24 Ore di Le Mans, questa volta Alonso ha avuto il pieno appoggio da parte del team per poter prendere parte alla grande classica della IndyCar.
La partnership con il team Andretti Autosport, il migliore a Indianapolis negli ultimi anni date le tre vittorie nelle ultime quattro edizioni e un nono posto come peggior risultati delle ultime 10, e la creazione di un team apposito, il McLaren-Honda-Andretti, poteva essere la vera svolta per uscire dal buio più profondo in cui Fernando Alonso si trova al momento. Lo spagnolo si è subito adattato alle nuove monoposto, dopo poco tempo a mostrato a tutti il suo vero valore andando addirittura a conquistare la Fast Nine in qualifica (più o meno la Q3 della F1, per chi non fosse esperto, ndr) e una fenomenale quinta posizione in griglia davanti a piloti del calibro di Tony Kanann, Will Power e Ryan Hunter-Reay giusto per citarne alcuni.
Qualche difficoltà in partenza e al primo pit-stop, i quali gli hanno fatto perdere qualche posizione, ma Alonso appena ha ritrovato il ritmo ha iniziato a spingere come un dannato sembrando addirittura un veterano del campionato. Nei primi 150 giri della gara è stato al comando per ben 27 tornate (meglio di lui aveva fatto solo RHR, ndr) e solo un paio di giri fuori dalla top ten. Il tutto stava andando per il meglio, sembrava che il due volte campione del mondo di F1 potesse vincere la 500 miglia di Indianapolis da rookie, così come era riuscito al suo compagno di team Alexander Rossi proprio un anno fa. A 21 giri dal termine, però, accade l’irreparabile…
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Il motore Honda di Fernando Alonso va letteralmente in fumo. Mancavano solo 21 giri, 52.5 miglia al traguardo, ma il suo propulsore non ne ha voluto sapere e ha deciso di abbandonarlo nel momento in cui lo spagnolo aveva ritrovato il ritmo e stava iniziando la scalata per riportarsi in vetta. Il suo non è stato l’unico motore Honda a cedere, prima di lui anche il team mate Ryan Hunter Reay e il pilota del Chip Ganassi Racing Team Charlie Kimball hanno dovuto dire addio alla 101esima edizione della gara per lo stesso motivo. Tanti motori in fumo anche nel corso delle libere e addirittura Alonso è stato costretto a sostituirne un altro poco prima del via dell’ultima sessione di qualifiche.
La McLaren, ma soprattutto la Honda, hanno dato questa occasione ad Alonso per scusarsi dei disastri commessi negli ultimi anni in F1 eppure anche in America l’asturiano è stato costretto a darla vinta ancora una volta ai problemi dell’unità giapponese. Questa potrebbe essere forse la goccia che fa traboccare il vaso ormai colmo di brutte figure rimediate dall’ex pilota Ferrari per colpa del motorista nipponico. Forse potrebbe essere la ciliegina sulla torta che porterà ad un allontanamento di Alonso da qualsiasi monoposto abbia la fatidica “H” stampata su di essa. Chi lo sa? La sfortuna risiede anche nel fatto che a vincere ieri è stato Takuma Sato, un altro suo compagno di squadra, che montava proprio lo stesso propulsore.
Fernando Alonso però non si abbatte e continua a sorridere, lo ha fatto nel corso delle interviste post gara, anche se a mio parere più che un vero sorriso, sia uno di quelli nervosi che nascondono la rabbia per tutto ciò che sta accadendo. Sappiamo tutti che le scelte del 35enne nella sua carriera non sono mai state le migliori, a partire dal suo approdo in McLaren nel 2007, quindi in Ferrari nel 2010 e al ritorno nel team di Woking a fine 2014. C’è però da dire che il pilota dopo la parentesi in Renault è sempre stato assaltato da tanta sfortuna che gli ha tolto molti successi che avrebbe meritato e quello di ieri è stato l’ultimo dei tanti. Lui ha confermato che l’anno prossimo ci proverà di nuovo, probabilmente sempre con un motore Honda sotto il fondoschiena (dato che è il migliore sui superspeedway, ndr), ma ho il presentimento che dopo questa ennesima debacle del binomio Alonso-Honda l’asturiano difficilmente concluderà la sua stagione in F1. Sarebbe meglio sia per lui che magari potrebbe trovare nuova vita in IndyCar dove è stato accolto con grande successo sia dagli avversari che dal pubblico, sia per la Honda che eviterebbe di dover fare doppia figura barbina con gli insulti dello spagnolo che da qualche anno a questa parte non ha più peli sulla lingua ed è pronto ad insultare la Power Unit giapponese come se nulla fosse.

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