Ride Through | Formula E, la categoria dalla quale si vuole tutto e niente

L'elettrico che, pur non piacendo e interessando, deve cambiare per piacere a chi non interessa

La bocca, si sa, è fatta per parlare. Le mani, talvolta, servono per digitare. Asserito questo, non è obbligatorio che questi compiti debbano essere adempiuti in ogni dove. A volte servirebbe un pizzico in più di giudizio e senso critico, per evitare di incorrere in dichiarazioni strappa-consensi e in articoli faziosi e volti a rispecchiare solo una esigua fetta dell’uditorio. Chi scrive non è di certo l’erede di Indro Montanelli, né un appassionato o un esperto di Formula E, bensì semplicemente un giovane giornalista, fan del motorsport, arcistufo di pregiudizi e considerazioni ai limiti dell’immaginario.

Al centro del dibattito – da qualche anno, ma in particolare nelle ultime settimane – è finita prepotentemente la Formula E, categoria automobilistica 100% elettrica che ospita i suoi gran premi in circuiti cittadini, “creati” appositamente per questo genere di eventi (salvo alcune eccezioni come Montecarlo, Ad Diriyah etc.). Questa categoria, nata nel 2014, ha subito nel corso di questi 5 anni notevoli evoluzioni, aumentando progressivamente la potenza delle batterie, modificando l’aerodinamica della vettura, introducendo espedienti più o meno discutibili per attirare il pubblico alle corse. A primo acchito, potrebbe rassomigliare alla storia di qualsiasi categoria del motorsport, intagliata da evoluzioni, scelte errate, tentativi estremi. Tutto fa parte del cosiddetto progresso.

Alla Formula E, però, è stato sempre criticato il fatto di essere una sorta di “surrogato” della Formula 1. Una categoria nata male, cresciuta peggio, insensata, a detta di qualcuno, o creata appositamente per insabbiare scandali motoristici di portata internazionale. Ecco il primo schieramento: chi va contro la Formula E, sempre e comunque, fermo e convinto dei propri ideali. I soggetti sono facilmente riconoscibili: ondate di commenti denigratori sotto ogni articolo, foto, video riguardante la categoria interamente elettrica. Dio me ne scansi dal giudicare questo atteggiamento: mi reputo un signore.

© Twitter / DS TECHEETAH

Lo schieramento opposto è costituito da personaggi camaleontici, talvolta a favore, talvolta contro. In poche parole, la riproposizione dei partiti di centro degli ultimi 30 anni della scena politica italiana. I fan accaniti della categoria sono esclusi a prescindere, dato che si possono contare “come Capitano Uncino sulle dita di una mano“. Astenuti i “disinteressati”. Questi – i “camaleontici” – possono essere dipendenti o indipendenti dall’aria che tira, ovvero dall’opinione pubblica. C’è chi si professa sostenitore, ma si smentisce ad una minima introduzione regolamentare, e via discorrendo.

Il problema di tutti, ma proprio di tutti, è rifugiarsi sempre nel paragone F1 – FE. Un paragone deleterio, inutile e senza una via di fuga. Qualsivoglia potesse essere stata l’intenzione generatrice della competizione,
è sciocco e ridondante paragonarla sempre alla madre di tutte le competizioni. I cosiddetti puristi, gli amanti incalliti, intoccabili e sacri dal lontano 300 a.C. della F1, ritengono la FE uno scempio, una “merda a 4 ruote“, un progetto inutile e senza sbocco. Ad alimentare ancor più le loro tesi – di entrambi gli schieramenti stavolta – la scelta quasi cartoonesca di ricorrere ad espedienti quali Fan Boost e Attack Mode per rendere più piccanti e accattivanti le fasi di gara. Gli stessi che però tollerano, seppur a malincuore in alcuni casi, DRS, ERS e “bottoni magici“.

Lungi da me ergermi a paladino della FE, ci mancherebbe altro. Ho fatto parte della categoria dei “disinteressati” fino a qualche mese fa. Poi, per semplice curiosità, mi sono avvicinato più a stretto contatto per vederci più chiaro. Ciò che però “mi fa partire un neurone” è l’irrefrenato desiderio perverso di volere tutto e niente da questa categoria. Una categoria che potrebbe essere benissimo paragonata a molte altre di minor spicco ed interesse, ma della quale si vuole una fine al rogo, inscenando un irriverente cosplay di Giovanna D’Arco.

La Formula E non è la Formula 1. Non è la competizione più evoluta in termini di prestazioni e rapporto costi/benefici. Non è la competizione più emozionante – non che la F1 regali 380 sorpassi a gara. E’ semplicemente una competizione come le altre. Ai posteri il verdetto se riuscirà a sopravvivere, se si fonderà con la F1 in un lontano futuro, chi lo sa. Sta di per certo che a furia di voler cavalcare l’onda, prima o poi, si cade in acqua e ci si bagna. A buon intenditor, poche parole.

Immagine in evidenza: © Twitter / Audi Formula E

Iscriviti al nostro Canale Telegram per ricevere tutti i nostri articoli sul tuo smartphone

Autore

Francesco Carbonara
Francesco Carbonara, 20 anni, diplomato al liceo scientifico, studio Economia e Commercio a Bari. Benché amante dello sport in senso trasversale, il mio cuore è riservato solo a MotoGP, Calcio e F1. Le 2 ruote meglio vederle, le 4 meglio guidarle. Il mio fine? Trasmettervi, con limpidezza ed eleganza, la mia passione per il motorsport.

Lascia un commento! on "Ride Through | Formula E, la categoria dalla quale si vuole tutto e niente"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*